A cura di @conchita.
Due articoli, su National Geographic e Le Scienze, partendo da una ricerca pubblicata su Science, ci illustrano l’utilità del sequenziamento del genoma del farro selvatico e le potenzialità di questa scoperta:
Grazie a questo lavoro oggi sappiamo molto di più su come, a partire da una pianta impossibile da coltivare, si sia arrivati a una specie addomesticata alle nostre esigenze. Ma non si tratta solo del passato: alcuni tra i 65.000 geni contenuti nel “bisnonno” dei frumenti potrebbero salvare le specie moderne da malattie e avversità climatiche.
Tra i geni del Triticum dicoccoides è stato individuato quello che ha consentito all’uomo di passare all’agricoltura, dando vita alle prime società sedentarie. Una caratteristica di tutte le piante, infatti, è quella di avere le spighe “a rachide fragile”: significa che i semi, una volta maturi, si distaccano dalla spiga affinché vengano trasportati dal vento il più lontano possibile per germinare. Questo, però, ne rende impossibile la raccolta. All’uomo serviva un frumento che non disperdesse i suoi semi. Ma in natura una forma simile qualora non sopravviverebbe.
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