Vita e opere di Riccardo Valla, uno dei padri della fantascienza italiana, e della “sua” Sevagram:
Un negozio stretto e lungo, come un corridoio, col soffitto a volta di mattoni. Sulla destra, entrando, gli scaffali della fantascienza: i dorsi dorati e argentati della “Cosmo Oro” e della “Cosmo Argento” della Nord, la fantasmagoria di colori dei dorsi della “Fantacollana”; le copertine bianche della Libra, quelle rosse o blu o argentate della Fanucci. Altri titoli, altre collane, occupavano i tavoli al centro della libreria. E poi scaffali su scaffali di paperback in inglese.
Un traduttore eclettico, il promotore del Museo del Fantastico e della Fantascienza, un personaggio coltissimo e aggregatore di personalità e cultura nella Torino degli Anni ’80: Davide Maria ne ricorda la figura su Rivista Savej, ringraziandolo per gli anni passati in quello strano negozio pieno di storie, racconti e cultura.
Si definisce solitamente “golden age of science fiction” il periodo che va dagli anni Quaranta agli anni Cinquanta del secolo scorso.
Ma in Italia è diverso (non è sempre così?) e l’età dell’oro per la fantascienza nel nostro paese inizia negli anni Settanta, e si spinge fino alla fine degli anni Ottanta. In questo periodo la collana “I Romanzi di Urania” di Mondadori, che in Italia è da sempre, nel bene e nel male, sinonimo di fantascienza, arriva a uscire con cadenza bisettimanale per soddisfare il pubblico avido di novità. Esistono case editrici specializzate: la milanese Editrice Nord pubblica in media una trentina di volumi l’anno, e la romana Fanucci ha ritmi paragonabili; e poi ci sono i volumi della Libra (che pubblica anche il trimestrale NovaSF), della MEB etc.
E a Torino, fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, c’è anche la libreria Sevagram di Riccardo Valla.
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