A cura di @Aghi di Pino.
Francesco Costa prova a ragionare su cosa dovrebbe fare l’opposizione per contrastare le idee del Ministro dell’Interno su immigrazione e extracomunitari, senza per questo difendere cose indifendibili.
Secondo Costa, nei confronti dell’Europa Salvini ha ragione su moltissime cose, forse addirittura su tutto: ci hanno preso in giro lasciandoci soli, facendo finta di niente rispetto alle quote che avevamo concordato, riducendo a carta straccia l’accordo di Dublino.
La storia per cui sull’immigrazione dovremmo lavorare con i nostri amici, alleati e partner europei è una barzelletta a cui non crede più nessuno, tantomeno gli elettori di Salvini, che su questo punto hanno ragione. Qual è allora la strada alternativa? Quella di Gentiloni e Minniti era sicuramente una strada pragmatica, che prevedeva una certa quota di sofferenze umane come male necessario: ma non era una vera alternativa, perché la diplomazia ha fallito, le altre nazioni ci hanno quasi tutte presi in giro e dovendoci arrangiare siamo finiti a minacciare la chiusura dei porti, proprio come Salvini, maltrattare le ong, proprio come Salvini, e chiudere un occhio davanti ai famigerati campi di concentramento in Libia. La strada alternativa è, appunto, l’unica strada veramente alternativa. Li accogliamo. Perché è giusto. E basta. Li accogliamo tutti? È una domanda stupida: non sono tutti.
Non è una cosa da rivoluzionari di estrema sinistra: lo ha fatto una leader conservatrice e moderata come Angela Merkel. Bisogna essere però forti, credibili e coraggiosi, certo. Non è una cosa esente da rischi, anzi: l’integrazione è dolorosa e complicatissima persino in Germania, dove c’è la piena occupazione, figuriamoci qui. Non è una strada promettente per chi vuol fare una lunga carriera: si rischiano di pagare grossi prezzi politici. Non è una strada facile: per percorrerla bisogna prima lavorare molto dal basso, sul territorio, come dicono quelli, perché sia una scelta che abbia un consenso popolare vero, anche se ovviamente non assoluto. Avete da fare nei prossimi cinque anni? Di tempo ce n’è.
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