In un articolo pubblicato su Jacobin Italia, Rosa Fioravante ci parla di Sul mio corpo, l’autobiografia della modella e attrice statunitense Emily Ratajkowski.
In coda per uno dei primi provini della sua carriera, la madre di Emily le ha detto di muovere i capelli. «’Quel ragazzo ti ha guardata quando ti sei alzata e hai scosso la testa’. Commentò mia madre. ‘E ha continuato a guardarti finché sei sparita’. Che cosa avrà visto? Mi chiesi io». Emily racconta che la risposta a quella domanda ha smesso di cercarla ben presto. Spogliarsi e assumere pose provocanti le assicurava di non fare la fine delle sue coetanee: soffocate dai debiti studenteschi, schiacciate dalla precarietà e costrette spesso a riparare a casa dei genitori nell’impossibilità di costruirsi una vita autonoma. «Imbronciare le labbra su comando di un fotografo maschio di mezza età» le sembrava uno sforzo ragionevole da fare per l’indipendenza e l’autonomia.
La schiettezza del racconto di Emily è uno schiaffo morale metaforico a tutto il femminismo liberal che ha fatto del centro del proprio discorso l’idea del «credi in te stessa» e «valorizzati»: le condizioni di partenza fanno spesso la differenza nel «quanto» è lecito farlo. Emily ha scelto di capitalizzare la propria sessualità non perché credesse, come pure afferma, nella libera espressione di quel tratto, ma biecamente per soldi, così biecamente che per diverso tempo non le interessava neppure la fama, che le avevano detto non sarebbe mai potuta arrivare perché non rispettava le misure considerate adatte a far altro che pubblicità commerciali.
Il libro tocca tematiche anche piuttosto diverse: il mito della fama e della bellezza, la mercificazione dell’immagine e l’esibizione della sessualità; ma anche il rapporto fra queste e il sistema capitalistico, il rapporto coi genitori, la salute mentale.
Spossessarsi di sé andava bene fin tanto che serviva al raggiungimento della stabilità economica come fine in sé, ma ogni volta che entravano in gioco altre variabili, la reputazione, l’orgoglio, l’ambizione a diventare più di un corpo, la vita di Emily si scontrava contro il fatto che l’unica arma in suo possesso era quella che pensava di aver scelto di usare ma che ora era usata principalmente dagli altri: «Gli uomini non si accorgono mai della quantità di calcoli che le donne sono costrette a fare. Credono che le cose accadano ‘per qualche strano motivo’, mentre le donne si fanno in quattro, recitando la parte, esibendosi in balletti e acrobazie affinché le cose accadano. […] A tutte quelle ragazze vorrei dire che forse non ne vale la pena; che i soldi e la fama non meritano tanti sforzi. Anche se mentirei negando che la celebrità ha i suoi vantaggi: chi avrebbe mai letto il mio libro, se non avessi colpito gli uomini come te?».
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