Nel 1971 Noam Chomsky e Michel Foucault tennero un dibattito per la TV olandese, presente su YouTube, confrontando le proprie filosofie e visioni del mondo.
Il dibattito, i cui temi sono straordinariamente attuali, mostrò chiaramente – anche se in un arco di tempo limitato dovuto alle esigenze di un programma televisivo – come le differenze fossero molto più marcate di quello che poteva sembrare inizialmente, soprattutto sulla natura umana, come riassunto da Sitosophia, ma anche sul legame tra uomo, società e politica (dal minuto 36.11).
A questo proposito, alla domanda su come l’individuo singolo può agire politicamente per cambiare “questa” cultura e “questa” società, Foucalt risponde affermando che domanda da farsi è di grado ulteriore, ovvero “come essere in grado di “staccarsi” dalla propria cultura per fuggirne i condizionamenti per poterla cambiare. Chomsky offre invece la propria prospettiva: per rendere la società più giusta bisogna decentralizzare i centri di potere, che nella nostra società sono economici. Quindi bisogna decentrare i mezzi di produzione e questi devono essere posseduti da chi li usa, ovvero i lavoratori. In questo modo l’oppressione viene ridotta e il bisogno di partecipare liberamente all’atto creativo (staccato dalle esigenze di competizione) viene soddisfatta. Foucault non offre una visione alternativa, ma parte invece dalla considerazione che nella storia europea occidentale, tutte le strutture organizzative sono gerarchiche e quindi definite dal Potere. Un potere coercitivo in grado di punire chi non si adegua e in grado quindi anche di definire cosa è conoscenza e cosa no. Quindi il punto di partenza è una critica fondamentale e totale a tutta la struttura politica, organizzativa, legale e culturale della propria Realtà sociale per smascherarne i presupposti violenti e renderli espliciti. Per Foucault, quindi, il linguaggio da usare per comprendere tutto questo, non è quello di “Giustizia” ma di “Guerra”. Non c’è Giusto o Sbagliato, ma solo chi ha Potere e chi non ce l’ha.
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