Il 2017 sarà l’anno delle elezioni per il Parlamento norvegese. L’11/09 i cittadini norvegesi si recheranno alle urne per eleggere i 169 deputati che compongono la Camera.
Su Politico Mitchell Stephens, docente di giornalismo alla New York University, applica una interessante forma di “materialismo storico” al giornalismo anglosassone, sostenendo che il grande valore dato nei tempi moderni alla par condicio e l’enfasi su “i fatti separati dalle opinioni” discendano nei fatti da considerazioni commerciali: la concentrazione provocata dalla radio prima, e dalla TV poi imponeva neutralità politica per accattivarsi un pubblico molto vasto.
Benoit Coeuré, membro del consiglio direttivo della BCE e braccio destro di Mario Draghi ci illustra in un intervista a La Stampa e Le Monde in che modo la Bce uscirà dalla politica monetaria ultraespansiva e avvierà la normalizzazione della politica monetaria.
Lo scienziato politico Damiano Palano interviene in un articolo per il Foglio sul tema delle bolle culturali e mediatiche in cui tenderemmo sempre più a rinchiuderci.
Un articolo di Andrea Daniele Signorelli su Il Tascabile parla dei rapporti tra sinistra radicale ed estrema destra europee, accomunate dall’opposizione al liberalismo e al neo-liberismo, incarnati, ultimo in ordine di tempo, da Emmanuel Macron:
Il 28 aprile 2017, pochi giorni dopo il primo turno delle elezioni presidenziali francesi, Marine Le Pen ha rotto gli indugi: “Mi rivolgo agli elettori della France Insoumise (il partito di estrema sinistra del candidato Jean-Luc Mélenchon, nda) per dire loro che oggi bisogna fare muro contro Emmanuel Macron: un candidato agli antipodi rispetto a quello che hanno sostenuto al primo turno”.
Nel 1957 lo psicologo Leon Festinger illustrò in un libro, in maniera molto chiara e al tempo stesso rigorosa, come funziona un meccanismo psicologico molto particolare, alla base di molti nostri atteggiamenti e comportamenti, e non di rado fonte di dubbi, malintesi e insoddisfazioni personali.
Come la storia insegna, i sistemi politici vanno e vengono. Grazie alle rivoluzioni tecnologiche e ai profondi mutamenti sociali in atto, possiamo credere che questo trend continuerà.
Su l’Indro Christian Blasberg, professore di Storia contemporanea presso la Luiss, ci offre la sua opinione rispetto alla temporanea caduta dei partiti populisti in Europa e la loro evoluzione.
Matteo Flora, intervistato nel programma 2024 di Radio 24 e sulla scia della questione del Russiagate, si è occupato come argomento del voto elettronico arrivando ad una conclusione: allo stato dell’arte i sistemi di voto elettronico non sono sistemi sicuri.
Alessandro Franzi su Linkiesta propone una breve analisi riguardo il rapporto di fiducia tra cittadini ed istituzioni in un periodo in cui si comunica troppo tramite slogan.
Il tormentone sulla nuova legge elettorale italiana sembra essere ad una svolta decisiva, dopo che nel fine settimana il M5S ha consultato i suoi iscritti sul sistema elettorale su modello tedesco.
In un lungo articolo, il sito YouTrend ripropone uno schema di classificazione per interpretare meglio le nuove distinzioni politiche, nell’epoca del populismo che superi le classiche distinzioni della politica tra destra e sinistra.
Hamilton Santià propone su Il Tascabile una panoramica dei movimenti populisti che travalicano le distinzioni ideologiche e fare appello agli esclusi, di destra e di sinistra.
La sentenza del Tar Lazio sulle assunzioni nei musei, entra direttamente nella discussione più generale sulla nuova e vecchia politica: chi difende il Tar è immediatamente catalogato tra i sepolcri imbiancati, mentre ha magari solo a cuore il rispetto delle regole; chi lo attacca è arruolato tra i “nuovisti a tutti i costi”, ma spesso sogna solo un Paese meno bloccato dalla burocrazia, dove i politici si prendano le loro responsabilità e ai giudici non rimanga che far applicare leggi chiare ed univoche.
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