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“They love the prison more than the women”: un incontro sul modello svedese [EN]

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Il “modello svedese” alla gestione della prostituzione, poi adottato da altri paesi come il Canada o la Francia, prevede che comprare sesso sia illegale, ma non venderlo: a dover temere la legge, quindi, sarebbero i clienti, e non le prostitute. Ma cosa ne pensano le prostitute stesse?

La London School of Economics ha ospitato un incontro in cui Niina Vuolajärvi, studiosa del fenomeno, ha esposto i risultati della sua ricerca, basata su oltre 200 interviste con le lavoratrici del settore, condotte nell’arco di sette anni. Le sue conclusioni sono che, per le immigrate (la maggior parte delle prostitute), il modello svedese in realtà provochi più danni di quanti ne elimini, dato che comunque rischiano di non poter più restare nel Paese, e non hanno accesso a servizi di assistenza.

La violenza di clienti, protettori e trafficanti (il 6% delle intervistate erano vittime di tratta) sono un problema relativamente minore rispetto alle limitazioni create dalla legge, come la grande difficoltà a trovare un luogo protetto in cui lavorare, dato che ogni locatore rischia di essere denunciato per sfruttamento), o il disincentivo a denunciare crimini alla polizia.

L’analisi di Vuolajärvi è confermata dagli altri intervistati, che rappresentano o associazioni di prostitute, attive in Svezia, Canada e Inghilterra, o ONG, come Amnesty International o La Strada. La loro esperienza è che le leggi che sulla carta sono fatte per proteggere le prostitute in realtà le ostacolano (due prostitute che condividono un appartamento, per esempio, rischiano di finire entrambe in carcere per favoreggiamento), le costringono a esporsi a maggiori rischi, e ne impediscono l’accesso ai servizi sociali. D’altra parte, molte intervistate riportano che chi propone questi provvedimenti dicendo di voler proteggere le donne, in realtà poi ignora completamente la loro volontà e le loro richieste. Per quanto altri modelli di legalizzazione mostrino comunque dei problemi (nello specifico, viene detto che limitano il settore “non protetto”, ma non lo eliminano), la loro opinione è che criminalizzare i clienti peggiori la situazione.


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