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Un padre ucciso, tre brigatisti ottantenni e i misteri di cascina Spiotta. Quando la giustizia bussa 50 anni dopo i fatti

Un padre ucciso, tre brigatisti ottantenni e i misteri di cascina Spiotta. Quando la giustizia bussa 50 anni dopo i fatti

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Nel febbraio 2025, si aprirà un processo a Renato Curcio, Mario Moretti e Lauro Azzolini, per fatti del 1975. Cinquanta anni dopo. Ne scrive su La Repubblica (€) Stefano Cappellini, ponendo qualche domanda sul senso e il valore del provvedimento.

Sullo stesso tema Insorgenze, il blog dell’ex brigatista Paolo Persichetti:

Alla fine del 2021 la procura di Torino, mentre si accingeva a riaprire le indagini sulla sparatoria avvenuta nel lontano giugno 1975 davanti alla cascina Spiotta, in località Arzello nei pressi di Acqui terme, dove morirono l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso e la fondatrice della Brigate rosse Margherita Cagol, non sapeva che nel 1983 l’autorità giudiziaria di Alessandria aveva già condotto una propria inchiesta sugli stessi fatti contro Angelo Basone e Lauro Azzolini, due brigatisti poi prosciolti nel novembre 1987. La circostanza è stata candidamente ammessa dal pubblico ministero Emilio Gatti nella discussione che si è tenuta lo scorso 26 settembre durante l’udienza preliminare che dovrà decidere le sorti dell’indagine e stabilire se rinviare a giudizio gli ex militanti della Brigate rosse Lauro Azzolini, Renato Curcio, Mario Moretti e Pierluigi Zuffada. Cosa ha portato una procura tanto esperta e agguerrita nelle vicende della lotta armata, come quella torinese, coadiuvata dalla procura nazionale antiterrorismo, a commettere un così clamoroso errore? In realtà solo il primo di una lunga serie di irregolarità ed escamotage vari, finalizzati a forzare le regole della procedura, a quanto pare percepite unicamente come ostacoli frapposti all’azione penale.


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