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Uno sviluppatore di videogiochi potrebbe vincere il Nobel per la letteratura

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L’articolo del sito The Conversation ipotizza che, dopo il Nobel per la letteratura vinto da Bob Dylan del 2016, stavolta il premio potrebbe interessare una nuova tipologia di autori, gli sviluppatori di videogiochi; generando polemiche su cosa è letteratura e cosa non lo è.

Nel 2016, il premio Nobel per la letteratura fu assegnato al cantautore Bob Dylan, aprendo un dibattito sulla definizione di letteratura e sul confine tra alta e bassa cultura. Mentre i romanzi grafici e le canzoni hanno ricevuto riconoscimenti letterari, i videogiochi rimangono spesso trascurati. Tuttavia, alcuni giochi testuali, basati sulla narrazione, utilizzano dispositivi letterari diversi, sfidando i confini tradizionali della parola scritta.

Spesso la parola “letterario” è uno status symbol, un sigillo di approvazione per distinguere la cultura “alta” dalle forme di cultura “bassa” più volgari o meno pregiate. I fumetti, ad esempio, non sono stati invitati a unirsi al club fino a poco tempo fa, in parte grazie a un rebranding sotto la veste più rispettabile di “graphic novel”.

But how do we account for other language-based forms of expression? If performed works such as theatre or songwriting can be considered literature, where is the limit?

Oramai da anni il videogioco può essere molto di più della semplice interazione, già le avventure testuali o grafiche degli anni 90 (Monkey Island, Return to Zork, Myst, The Dig, Grim Fandango) si avvicinavano in molti aspetti alla lettura di un libro, l’azione era praticamente assente ed il giocatore doveva principalmente leggere, pensare, rileggere e approfondire le informazioni interagendo con i personaggi o con gli oggetti.

Negli anni più recenti, un nuovo sottogenere di giochi d’avventura è diventato popolare grazie a creatori e produttori indipendenti, qui la trama e sopratutto il coinvolgimento emotivo del giocatore diventano ancora più importanti. In Papers, Please (2013), un poliziotto di frontiera in un regime dittatoriale immaginario affronta quotidianamente terribili dilemmi morali. In Firewatch (2016), i giocatori assumono il ruolo di una guardia forestale che indaga su una cospirazione tramite walkie-talkie. In Return of the Obra Dinn (2018), il giocatore deve ricostruire una tragedia in alto mare con l’aiuto di un libro incompleto e di una particolare bussola. In tutti questi casi, il gameplay e la grafica passano in secondo piano rispetto alle narrazioni forti.


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