In un articolo sul suo blog, Paolo Attivissimo riporta uno studio pubblicato su Nature, condotto da un gruppo di ricercatori olandesi e svedesi, sugli effetti in giovane età delle più comuni attività di svago tramite media digitali.
I ricercatori hanno analizzato quasi 10.000 bambini statunitensi di età iniziale compresa fra 9 e 10 anni, tenendo conto delle differenze genetiche e del contesto socioeconomico e valutandone le capacità due anni più tardi. Il tempo passato davanti a uno schermo da questi bambini, ossia dalle quattro alle sei ore giornaliere di media, è stato suddiviso in tre attività: guardare video su Internet o su un canale televisivo, fare videogiochi e socializzare online.
Secondo i risultati dei ricercatori, socializzare tramite i social network non ha effetti positivi o negativi sull’intelligenza, mentre guardare video ha un effetto positivo e lo stesso vale per i videogiochi, che producono il massimo effetto. In particolare, più tempo si passa a videogiocare, più aumenta l’impatto positivo sull’intelligenza, e non ci sono differenze in questo effetto fra ragazzi e ragazze.
Un altro aspetto interessante è che anche la visione di video (online e non) sembra mostrare un effetto positivo, ma i ricercatori hanno scoperto che questo scompare quando nel modello viene tenuto conto dell’educazione dei genitori al posto del loro status socioeconomico.
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