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Vivere in una casa progettata da Frank Lloyd Wright a 101 anni

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Immagina di entrare in una casa che non è solo un’abitazione, ma un manifesto di idee: semplicità, armonia con la natura, e un profondo rispetto per la vita quotidiana. È questo lo spirito delle case Usoniane, concepite da Frank Lloyd Wright negli anni ’30 come risposta all’esigenza di creare abitazioni belle, funzionali e accessibili per la classe media americana.

Una di queste case è situata nel cuore di Pleasantville, New York. Dal costo effettivo di 40.000 dollari (circa mezzo milione di dollari odierni), ad oltre settant’anni dalla costruzione, l’abitazione è ancora occupata dal proprietario originale, Roland Reisley, oggi centenario. L’articolo di NPR ci accompagna in un viaggio all’interno di una di queste case, recentemente restaurata e aperta al pubblico, analizzando la storia dell’immobile e il contesto architettonico in cui è stato realizzato, e offrendo uno sguardo sulla filosofia progettuale di Wright e sulla sua applicazione nella vita quotidiana.

After the Great Depression and after decades of building intricately designed homes for the country’s wealthiest families, Wright came up with the idea of Usonian communities, where homes would be stripped down, more affordable versions of his organic architecture.

Quello effettuato sulla casa di Pleasantville non è solo un restauro architettonico, ma è un recupero culturale: ogni dettaglio, dai materiali usati alla disposizione degli spazi, riflette la visione di Wright. Soffitti bassi che creano intimità, grandi vetrate che dissolvono il confine tra interno ed esterno, pavimenti radianti che parlano di comfort e innovazione.

Wright non voleva semplicemente costruire case: voleva creare ambienti che migliorassero la vita delle persone. Le case Usoniane sono pensate per essere uniche, adattate al terreno su cui sorgono e alle esigenze di chi le abita. E anche se nate quasi un secolo fa, parlano ancora oggi di sostenibilità, efficienza energetica e rispetto per l’ambiente.

“Neuroscientists tell us that awareness of beauty in one’s environment for a long time, reduces stress, can have physiological benefits, perhaps even longevity,” he explained. “And I realized that there’s not a day of my life that I didn’t see something beautiful.”

He said some days he’s captivated by the way a stream of sunlight hits the wood paneling. Other days, he said, he sits enthralled watching the leaves dance in the wind through the windows. After more than seven decades, he’s convinced. “That’s my explanation. That’s the secret.”

Il restauro raccontato nell’articolo è un tributo a questa filosofia. È come se la casa tornasse a respirare, pronta ad accogliere nuovi visitatori e a raccontare, attraverso le sue forme e materiali, la storia di un’America che sognava in grande, ma con i piedi ben piantati nella terra.


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