Su suggerimento di @NS3.

Il discorso sulla differenza tra graffiti e street art era stata una di quelle divagazioni che ci piacciono tanto apparsa tra i commenti a un post riguardante la mancata partecipazione di Caselli a un’assemblea all’Università di Firenze.
Prendiamo spunto da una serie di post sulla cultura graffitara che ripercorre la nascita del movimento writing e quello della street art, per cercare di capire le differenze tra due movimenti artistici e culturali con radici profondamente diverse che spesso finiscono nello stesso calderone quando trattate dai siti e quotidiani di informazione generalista.

Graffuturism ci offre l’infografica realizzata da Daniel Feral e intitolata “Symmetry across Centuries” come mappa per districarci nelle definizioni e influenze di Street art e Graffiti.
Da darsmagazine, invece, prendiamo un articolo sulla storia dei graffiti. Una storia che parte dagli USA ed in particolare dai quartieri più disagiati delle grandi metropoli della East Coast, e che è fortemente legata alla nascita della cultura hip hop, ma le cui radici possono essere individuate anche in periodi precedenti. La completa maturazione si avrà con gli anni
’80, con l’inserimento del writing nei circuiti artistici ufficiali e la fama per artisti come Jean Michel Basquiat e Keith Haring, fino ad arrivare al post-graffiti.
Da questo humus nasce la street art, con un linguaggio grafico profondamente diverso e slegato dal movimento culturale e giovanile dell’hip-hop, tanto che John Fekner indica come street art:” tutta l’arte che avviene in strada e che non riguarda i graffiti”.

Il movimento della street art ha ultimamente interessato diverse istituzioni culturali ufficiali, come il Tate, ed è sempre più usata come sfondo per campagne pubblicitarie, e Google ha realizzato una galleria virtuale di opere sparse in giro per il mondo.

Immagine da Wikimedia Commons.