In mezzo all’entusiasmo con cui abbiamo seguito le elezioni negli Stati Uniti – sul Post e fuori dal Post – abbiamo notato sacche di snobismo e indignazione: com’è possibile che sappiamo tutto sulle contee che tendono più a sinistra in Arizona, mentre lettori e giornali non riescono a dedicare la stessa attenzione, per esempio, alle elezioni europee?
La risposta è che lo fanno già: le elezioni europee sono state in assoluto il tema politico più discusso in Europa per buona parte del 2019, tanto che si registrò un’affluenza mai vista nell’ultimo quarto di secolo. E quando i Paesi Bassi – la nostra Arizona – votarono un paio di giorni prima del resto d’Europa, i risultati finirono sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani. Poi certo: l’Europa sconta ancora un gap di fascinazione e immaginario con gli Stati Uniti, ne parlavamo giusto due settimane fa: ma perché badare solo a quello che manca senza riconoscere i passi in avanti rispetto a dieci, venti, ottanta anni fa – quando per inciso noi europei ci sparavamo addosso? Fine della tirata.
Nei giorni scorsi abbiamo letto vari pezzi che provano a spiegare cosa cambierà per l’Europa e le istituzioni europee con l’elezione di Biden, che a meno di sorprese sarà ufficiale nel momento in cui leggere questo numero. È ancora prestissimo per dirlo, ma siamo abbastanza sicuri che cambieranno due cose: i toni – Trump resterà per sempre il primo presidente americano ad aver definito l’UE «un nemico» – e l’approccio nei confronti di Brexit, come peraltro Biden (che ha origini irlandesi) ha già lasciato intendere: la nuova amministrazione si opporrà a qualsiasi accordo che metterà in pericolo gli accordi del Good Friday, e difficilmente offrirà al governo Johnson un accordo commerciale nel giro di pochi mesi, come invece potevamo aspettarci da Trump.
Sul resto – i dazi su alluminio e acciaio europei, la controversia Boeing-Airbus, la digital tax che potrebbe colpire le grandi aziende americane di tecnologia, peraltro più vicine ai Democratici che ai Repubblicani – staremo a vedere: avremo quattro anni per occuparcene.
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