un sito di notizie, fatto dai commentatori

Draghi e l’Unione

0 commenti

Non sappiamo ancora se Mario Draghi riuscirà a formare un governo, da chi sarà sostenuto, chi ne farà parte, e se nel caso preferirà la vista di Piazza Colonna a quella dell’ufficio che ha occupato per anni al quarantesimo piano nella sede della Banca Centrale Europea, a Francoforte: una stanza piuttosto spoglia arredata da qualche oggetto personale – come l’elmo prussiano che la BILD gli regalò nel 2011 – e ampie finestre che si affacciano sul fiume Meno.

Non sappiamo nemmeno quali misure potrebbe prendere, visto che i recenti interventi politici di Draghi si contano sulle dita di una mano, e non sono particolarmente dettagliati. Fra le poche certezze che abbiamo, ne prevale una: Draghi sarebbe il presidente del Consiglio più rispettato in ambito europeo dai tempi di Romano Prodi, che fu presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004, e con pochissimi rivali nella storia italiana.

È vero, dieci anni fa lo stesso incarico fu ricoperto da Mario Monti, influentissimo commissario alla Concorrenza e poi al Mercato interno, ma Draghi «è di un altro livello», come scrive l’analista Mujtaba Rahman. Per sintetizzare l’ammirazione che le istituzioni europee provano per Draghi occorre un altro degli oggetti che l’ex presidente della BCE teneva nel suo ufficio: una targa che gli aveva donato il Parlamento Europeo nella sua ultima visita ufficiale: «al presidente Mario Draghi, per aver salvato l’euro», si legge.

Non è una cosa da poco. Piaccia o no, come abbiamo ricordato varie volte l’Unione Europa prende le decisioni politiche più importanti nell’ambito del Consiglio Europeo, l’organo che riunisce i capi di stato e di governo degli stati membri. Una tavola rotonda (e molto colorata) a cui siedono 27 persone. In quel contesto contano moltissimo l’autorevolezza, la capacità di «leggere la stanza», come dicono gli americani, di scegliere le parole e gli alleati giusti. Qualità che Draghi ha dovuto coltivare per forza negli anni in cui aveva a che fare col consiglio direttivo della BCE, formato dai sei membri del board centrale e dai 19 capi delle banche centrali dell’eurozona.

Qualcuno, come l’ex commentatore economico di Politico Pierre Briançon, si spinge ad affermare che l’ingresso di Draghi nel Consiglio «cambierà i rapporti di forza europei, a lungo dominati dall’asse franco-tedesco». Briançon non è il solo a far notare che le competenze di Draghi sugli interventi economici da attuare durante una crisi globale superano persino quelle di Angela Merkel ed Emmanuel Macron, e che i due leader sembrano destinati a un ridimensionamento: Merkel lascerà il suo incarico a settembre, Macron affronterà una dura campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali del 2022. «Nei prossimi 12-15 mesi l’Italia potrebbe diventare l’àncora dell’Unione Europea», conclude Rahman.

Continua a leggere su Konrad, la newsletter


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.