un sito di notizie, fatto dai commentatori

Anton Geesink and Japan’s tears of silence [EN]

0 commenti

Eurosport  riporta la storia di Anton Geesink, il judoka olandese che alle olimpiadi di Tokyo del ’64 ha sottratto ai judoka giapponesi la più prestigiosa medaglia d’oro nel judo (categoria aperta), disciplina che era stata introdotta alle olimpiadi proprio a Tokyo su richiesta del paese ospitante.

L’articolo racconta la storia di Geesink, del suo incontro con Michigami, un allenatore giapponese che aveva deciso di promuovere il judo fuori dal Giappone, dei suoi intensi allenamenti, (inclusi tre mesi a Tenri, una università privata famosa per il suo stile di judo), e delle sue vittorie.

For the giant of Utrecht never lifted weights: his thing was to head into the Massif des Maures and lift tree trunks.

Nonostante la sconfitta e le lacrime degli spettatori giapponesi, Geesink diventò un personaggio molto apprezzato non solo in patria, ma anche in Giappone. La vittoria di Geesink infatti è stata fondamentale per la permanenza del judo come disciplina olimpica:

Judo arguably owes to him a large part of its current scope and universality. Taking to the tatami in Tokyo was only meant to be a one-off. The discipline had not even been considered as part of the Olympic program for Mexico City in 1968. But given the magnitude of the event of Geesink’s victory, the IOC decided to reintegrate judo as an official sport for Munich in 1972.

On becoming the first non-Japanese 10th dan judoka in 1997, Geesink stressed his conviction that his victory in the Olympics did not just belong to him. “I believe,” he said, “that the Japanese only really accepted my victory when they admitted that if all four Olympic titles at Tokyo had been won by their representatives, judo would not have remained an Olympic sport.” And that, the global preservation of an entire sport, was probably Geesink’s greatest triumph.

Immagine da Wikimedia Commons

 


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.