Perché in Italia si utilizza così poco l’anestesia durante il parto?
Forse per via del retaggio della cultura cattolica? Non per Caterina Zanfi, ricercatrice presso il laboratorio Pays germaniques – Transferts culturels (Cnrs/École normale supérieure di Parigi) che su ildomani (link alternativo) scrive che invece le cause sono da ricercare in un malinteso senso della naturalità. Nei manuali e nei corsi pre parto risuona un’ideologia dualista e primitivista che contrappone l’ars ostetricia femminile alla tecnica maschile.
Eppure le ginecologhe e le anestesiste sono ormai in maggioranza donne, e il recupero dei cosiddetti metodi «naturali» nei centri più avanzati è consentito proprio dai progressi tecnici della medicina prenatale e perinatale – proprio gli stessi che vengono accusati di essere poco umani, anonimi, freddi e addirittura iatrogeni. La divisione tra parto medicalizzato e parto naturale è insomma più narrata che reale, ma contribuisce a proporre come moralmente decadente la scelta dell’ausilio farmacologico.
La rivendicazione della «naturalità» del parto e persino della sua «animalità» possono turbare le donne che lottano da oltre un secolo per liberarsi proprio dell’identificazione col «naturale» imposta loro dal patriarcato, per espandere le possibilità femminili oltre l’essere madre biologica, vicina alle tendenze “irrazionali” del corpo, alla natura e ai suoi cicli.
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.