Su Difesaonline, Andrea Forte scrive sulla strategia geopolitica tedesca (o la mancanza di tal strategia) del lungo cancellierato Merkel.
Secondo Forte le mosse della Germania di oggi si possono ancora ricondurre alla rovinosa sconfitta nella seconda guerra mondiale, dopo la quale la Germania stessa perde la parte «alta» della sua sovranità divenendo un ingranaggio nel sistema degli Stati Uniti.
Gli statunitensi — in un certo senso — avrebbero voluto sterilizzare il popolo tedesco, condannandolo ad una forma «post-storica, post-nazionale e pacifista» che non può nuocere agli interessi degli USA perché non si considera essa stessa portatrice di interessi strategici. D’altro canto i governi tedeschi si sono illusi che i soldi avrebbero davvero potuto costruire il «noi» tedesco del dopoguerra.
In questa ottica si spiegano alcune mosse che hanno infastidito gli alleati (la concessione di spazio alla Russia su Nord Stream), ma anche alcune scelte di politica interna (accogliere un milione di immigrati, per poi precipitosamente prezzolare Erdogan affinché ne bloccasse il flusso) che hanno destabilizzato l’«arco costituzionale» di cui Merkel è espressione.
Il busillis è quindi l’impossibilità di fare scelte strategiche considerandole meramente dal punto di vista economico.
Forte conclude con uno sguardo sulle prossime, molto importanti per il futuro:
In definitiva la collettività è divisa tra quella parte più americanizzata, assolutamente non disposta a pagare il prezzo di un salto geopolitico verso una potenza realistica, consapevole che non sono più fattibili, data la forza tedesca attuale, né la coincidenza totale né la rottura totale tra interesse nazionale e interessi americani e europei e chi invece vuole un recupero nazionalistico della propria identità, che in realtà creerebbe più che nuova autonomia, contraddizione strategica con la faglia suddetta.
Immagine: Felix Mittermeier.
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