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Persone e famiglie a noleggio: come i giornalisti statunitensi cadono nella trappola dello «strano Giappone»

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La recente ricomparsa di articoli sull’imperscrutabile fenomeno delle persone a noleggio in Giappone ha riacceso la polemica sulla facilità con cui i giornalisti occidentali, ed in particolare statunitensi, si facciano ammaliare — fino a farsi trascinare in vere e proprie truffe — dal’idea che il Giappone sia un paese strano, inconoscibile e assurdo.

Su The New RepublicRyu Spaeth parla del famoso scandalo legato alla pubblicazione di un articolo del New Yorker (a firma di Elif Batuman) sulle famiglie a noleggio in Giappone; l’articolo si è poi rivelato una complessa e ben architettata truffa ai danni non solo del New Yorker ma anche di altre testate, inclusa la tv pubblica giapponese NHK.

Spaeth come prima cosa analizza i racconti dell’articolo di Bautman da un punto di vista narrativo. Per esempio lo stereotipo del travet giapponese di mezza età di nome Nishida, la stramberia di noleggiare moglie e figlia part time per riempire una solitudine a cui non sa far fronte, il finale con fuochi di artificio dove la “figlia surrogata” aiuta Nishida a riconciliarsi con l’altra figlia, quella vera.

Dopo aver passato in rassegna i personaggi da melodramma che escono dalla penna di Bautman (tra ragazze nubili che affittano un marito per tacitare i genitori e fedifraghe che hanno bisogno di uno stuntman per porgere le scuse al consorte), Spaeth si sofferma sulla sicumera della firma del New Yorker (secondo il quale il fenomeno delle persone in affitto sarebbe «ben documentato», con delle «ondate» che si susseguono «fin dagli anni 80») e su come questa ostentata autorevolezza abbia fatto cadere in trappola anche giornalisti giapponesi, che hanno ripreso per filo e per segno la storia del New Yorker.

Ryu Spaeth conclude con una considerazione psicologica:

Ed eccomi qui a tradire i miei pregiudizi verso un genere giornalistico fastidioso: l’articolessa che descrive il Giappone come un fastello di cose strane, aliene, bizzarre. Nell’immaginario occidentale, il Giappone è pieno di reclusi, celibi, suicidi, tipi solitari e geek ossessivi. È il luogo dove gli uomini si innamorano dei Power Rangers e le donne svaniscono come fantasmi nella foschia tetra della foresta dei suicidi. Queste storielle sia soddisfano una voglia viscerale per il bizzarro, sia servono come proiezione delle ansie occidentali riguardo alla dissoluzione della famiglia nucleare in particolare e della società più in generale. Il futuro, pare, si sta già svolgendo in Giappone, dove le persone sono atomizzate, castrate e perse nelle varie fantasie che si svolgono sui loro schermi luminosi.


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