Massimo Gaggi sul Corriere della Sera parla dei possibili scioperi di inizio autunno nell’industria automibilistica USA. Il timore del nuovo capo del sindacato, Shawn Fein, è che i nuovi piani predisposti per l’auto elettrica possano avere conseguenze negative sui lavoratori.
Ma Biden, che si autodefinisce «il presidente più vicino ai sindacati della storia americana» di certo non si aspettava di essere pugnalato dal leader di una delle union più potenti d’America: l’UAW (United Auto Workers), il sindacato dell’auto. Il suo nuovo presidente, Shawn Fain, eletto con procedure nuove direttamente dalla base degli iscritti dopo una serie di scandali che hanno travolto la vecchia dirigenza corrotta, ma che, in politica, aveva sempre funzionato da cinghia di trasmissione del partito democratico, ha imposto una svolta radicale: negoziato durissimo con le industrie automobilistiche di Detroit con richieste molto pesanti (un aumento retributivo del 46 per cento e settimana lavorativa ridotta a 32 ore) e la minaccia di uno sciopero che dal prossimo 14 settembre potrebbe, per la prima volta, bloccare contemporaneamente Ford, General Motors e Stellantis (ex Chrysler), le Big Three dell’auto Usa. Quanto alla battaglia per la Casa Bianca, Fain dice che Biden avrà l’appoggio dell’Uaw solo se dimostrerà che il suo piano di sviluppo dell’auto elettrica non avrà conseguenze negative per i lavoratori del suo sindacato.
Le richieste sono importanti: aumento salariale del 46%, settimana a 32 ore a parità di paga, riapplicazione dei vecchi piani pensionistici. L’ultimatum scade il 14 settembre.
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