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Liberaci, o Signore, dal foodporn

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A Luglio vi abbiamo introdotti al calorico e gustoso mondo della cucina su Youtube , con questo articolo di Rivista Studio vogliamo farvi sprofondare nella degenerazione del concetto di cucina e internet ma con quale argomento abbiamo deciso di titillare i bassi istinti di una mandria che alla fine delle ferie deve riprendere in fretta i soliti ritmi quotidiani? Ma con il foodporn (attenzione, non googolate pornfood) ovviamente!

“È l’unico contenuto davvero onnipresente, quello che compare negli algoritmi di tutti, e ora, tra Facebook, Instagram e TikTok, la foodizzazione dei social (spesso con chiari rimandi sessuali) sembra aver raggiunto il suo picco.”

Notiamo però che già sui social, X formerly Twitter in particolare, abbondano i primi detrattori o per lo meno quelli che velatamente sostengono che si sta esagerando alimentando probabilmente questo circolo (vizioso?) ipercalorico.

“Confesso: certe volte, in metropolitana o in treno, spio con discrezione il telefono degli altri passeggeri. Non leggo i messaggi delle chat, non leggo i nomi dei destinatari, lo giuro.”

Ammettiamolo anche noi, è quasi istintivo:

“ Su questi schermi accade di tutto. Qualche volta cose che non avevo mai visto, spesso cose che ho visto mille volte… Compaiono persone che cucinano. Persone che mangiano cose in maniera sempre troppo vorace, piatti sempre troppo enormi, panini che colano grasso, fette di pizza da cui filano formaggi di ogni genere. Ininterrottamente il nostro feed, di qualsiasi social, proietta cibo, ricette e gente che ne parla. Un flusso continuo di calorie ingerite, ortaggi tritati con o senza suono asmr, pesci e pezzi di carne accarezzati come soltanto il più romantico degli innamorati potrebbe, fuochi che si accendono, vini che sfumano.”

Il problema dato dalla sovrabbondanza di chef, wannabe chef, critici gastronomici e chi più ne ha più ne metta, è la necessità per la loro sopravvivenza virtuale, di dover essere riconoscibili; da qui agli eccessi che ci sommergono c’è solo un passettino:

“Di base i foodlover sarebbero utili, se non fossero ovunque, tantissimi e ormai fuori controllo. Come con un certo tipo di comicità che andava di moda qualche anno fa, anche i foodie, i foodlover, blogger o come vogliamo chiamarli, quasi sempre hanno bisogno di essere riconoscibili.“

Secondo questo articolo di Harpers Bazar si tratta di

… un piacere voyeuristico quello suscitato da questo noto fenomeno social: e ora alcuni studi universitari si chiedono il perché, arrivando a dimostrare che non c’è nulla che ecciti di più il nostro cervello della vista dei nostri cibi preferiti.

l’articolo approfondisce parlandoci di uno studio recente di Mia Birau, docente di Marketing della EM Business School di Lione, che

… ha dimostrato come guardare la pubblicità di cibo ipercalorico e immaginare di consumare quel junk food, ha un potere addirittura saziante, seppure solo temporaneo, visto che si tratta pur sempre di un consumo virtuale. Succede così perché quando pensiamo di eseguire un’azione, si attivano in parte gli stessi circuiti cerebrali e recettori associati al suo compimento. Un piacere per gli occhi che diventa importante tanto quanto il piacere per le papille gustative: è questa l’essenza del food porn.


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