Su suggerimento di @Qfwfq.
Un articolo di Asia News parla del distacco dei giovani laici dalla recente politica iraniana, imprimendo un rapporto diverso tra politica e religione. Molto si deve, secondo l’articolo, alla disoccupazione e alle condizioni lavorative dei giovani – i nati dopo il 1979 sono la maggioranza, la condizione della gioventù iraniana è quindi un dato quindi molto importante.
Nazila Fathi, sull’Huffington Post, parla proprio del rapporto dei giovani iraniani con la politica, dividendoli in tre gruppi, di cui uno meno conosciuto:
There are two versions of Iran. One is the image of ideologically driven men and women chanting, “Death to America!” The other is a sea of protesting Iranians, expressing their anger against the Islamic regime. These two versions have coexisted for nearly two decades. Many in the West have hoped that the second group would one day revolt and rid themselves and the world of the Islamic regime.
But there is a third version of Iran that can upend this calculus.
Quest’articolo di Al Monitor, invece, dà un quadro più completo sulla disoccupazione, soprattutto dal punto di vista della difficoltà dei laureati di entrare nel mercato del lavoro:
Despite the limited improvements, rising unemployment remains among the top economic challenges facing the pragmatic president. The latest report by the Statistical Center of Iran indicates that the country’s unemployment rate during fall 2014 increased just 1% to 10.5% from 9.5% in summer. For Iran, with one of the youngest populations in the world, the unemployment situation has become what First Vice President Es’haq Jahangiri has called “critical.”
Qui invece ci sono i dati della World Bank sulla disoccupazione in Iran.
Immagine di Milad Avazbeigi via Wikimedia Commons (Green Movement in Iran nel 2009).
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