Pubblicato su Il Tascabile e firmato dalla giornalista e comunicatrice scientifica Alessia Colaianni, l’articolo Il lato oscuro della conservazione affronta con lucidità e profondità uno dei temi più controversi della biologia della conservazione: il peso morale delle scelte che facciamo per proteggere la biodiversità. Dietro ogni intervento volto a salvare un ecosistema o una specie a rischio si nasconde infatti una decisione complessa e spesso dolorosa: quali esseri viventi meritano di essere salvati, e a quale costo per altri?
Partendo dal caso emblematico dello scoiattolo grigio, specie invasiva che minaccia il nativo scoiattolo rosso europeo, l’articolo riflette su come l’intervento umano – anche quando guidato da intenzioni nobili – finisca per imporre nuove forme di controllo sulla natura. Vengono analizzate pratiche come l’eradicazione selettiva, la conservazione ex situ, la reintroduzione di specie in natura, fino alle recenti e discusse operazioni di de-estinzione attraverso la genetica.
Fulmini di pelo grigio corrono nelle aree verdi del Nord Italia e non disdegnano un premio in cibo, preso direttamente da mani umane, mentre vengono immortalati per l’immancabile video o fotografia per i social media. Sono gli scoiattoli grigi (Sciurus carolinensis): a un occhio poco attento ambasciatori della natura in zone urbanizzate, nella realtà una minaccia per i nostri ecosistemi arrivata dagli Stati Uniti.
Attraverso esempi reali e il contributo di filosofi, biologi e bioeticisti, Colaianni mette in evidenza il conflitto tra etica ambientale (che mira a preservare gli ecosistemi) ed etica animale (che tiene conto del benessere dei singoli individui).
La lezione di Charles Darwin che ci ricollocava al nostro posto, animali tra gli animali, non è stata assimilata e ci rapportiamo al resto della biosfera con il solito ben radicato antropocentrismo.
L’articolo ci invita infine a considerare il concetto di residuo morale: ciò che resta, in termini di costi etici e sofferenze, dopo ogni decisione “giusta” ma imperfetta.
Le scelte che adottiamo ci costringono a pagare dei costi etici inevitabili. “Non esiste un unico lieto fine per la vita sulla Terra, così come non esiste una formula semplice per agire eticamente in un mondo umanizzato”, scrive Marris: “Dobbiamo fare il meglio che possiamo con molteplici valori incommensurabili, e poi convivere con le scelte che abbiamo fatto, le specie non salvate, il dolore che abbiamo causato”.


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