un sito di notizie, fatto dai commentatori

Il referendum olandese: l’inizio della fine dell’EU? [EN]

74 commenti

Su suggerimento e a cura di @Duc d’Otrante

Ieri in Olanda si è votato un referendum che ha bocciato l’accordo di associazione con l’Ucraina (già parzialmente applicato in forma provvisoria da due anni), un accordo di parziale liberalizzazione degli scambî commerciali essenziale per ridare sollievo alla disastrata economia dell’Ucraina e che avrebbe espanso il mercato europeo in quello Stato. Il trattato è simile a quello che l’EU ha già con Paesi quali Moldavia, Cile, Giordania e molti altri, ma vitale per l’Ucraina. Il significato del referendum però trascendeva la semplice associazione dell’Ucraina ed era più un referendum contro l’Europa  in vista anche di una possibile Nexit.

Secondo la legge olandese, sono necessarie 300,000 firme per promuovere un referendum consultivo non vincolante su una decisione del Parlamento nazionale. Tutti gli altri Stati membri dell’Unione avevano ratificato il referendum, ed il Parlamento olandese lo aveva approvato. La raccolta di firme è stata realizzata dal sito web satirico GeenStijl ed è stata finanziata dal think tank IDDE, vicino a Nigel Farage, possibilmente in violazione del Regolamento del Parlamento Europeo. Nigel Farage ha sostenuto attivamente il no con lo scopo dichiarato di favorire la Brexit. Il quesito referendario sembra aver avuto poca o nessuna importanza dal punto di vista degli organizzatori, anche se è in grado di incidere pesantemente sulla vita di quarantacinque milioni di ucraini, ed offrire a Putin “i frutti di una facile vittoria” (Juncker): l’interesse era quello di colpire l’Unione.

Gli oppositori all’accordo hanno vinto con oltre il 60% dei voti, percentuale simile a quella con cui la Costituzione Europea fu bocciata nel 2005, superando di poco il quorum del 30%. Il Primo Ministro olandese Rutte ha commentato che, stando così le cose, “il trattato non potrà essere ratificato nella forma attuale“. È probabile che si attenda il risultato del referendum sulla Brexit, previsto per il 23 giugno, prima di riaprire il negoziato. Il leader islamofobo del Partito della Libertà (Partij voor de Vrijheid), Geert Wilders, ha altresì auspicato che questo risultato porti alla Brexit ed alla fine dell’EU.

Recenti sondaggi sulla Brexit parlano di un testa a testa o di un vantaggio sostanziale per gli euroscettici. Il vantaggio degli euroscettici però potrebbe essere più consistente considerando il fatto che i giovani, più favorevoli alla permanenza in Europa, non sembrano inclini a recarsi alle urne. Un recente studio pubblicato dal Wall Street Journal mostra come gli effetti negativi sull’economia britannica in caso di separazione dall’EU, effetti in parte già in atto, possano ripercuotersi in modo anche più grave sull’Unione. Nella più favorevole delle ipotesi, la contrazione dei consumi nel Regno Unito produrrebbe un effetto negativo soprattutto sulle economie di Irlanda, Belgio, ed Olanda. Più probabilmente però ci sarebbero conseguenze geopolitiche ed economiche severe.

Sull’argomento del referendum olandese segnaliamo anche quest’interessante intervista a Rebecca Harms, eurodeputata tedesca del partito verde (Bündnis 90/Die Grünen).

 

Immagine di Roman Boed via Flickr, CC BY 2.0


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.