A cura di @Anonymus Herculanensis.
Un papiro di Ercolano (P. Herc. 1067) ci ha inaspettatamente riconsegnato un frammento delle Historiae di Seneca il vecchio, padre del famoso filosofo stoico e scrittore di tragedie; tale opera purtroppo non era stata tramandata dalla tradizione manoscritta medievale e di essa si era persa quasi ogni traccia. Di Seneca il vecchio (58 a.C.-41 d.C.) si conoscevano fino ad ora solamente le opere retoriche: le Controversiae e le Suasoriae; per questa ragione è chiamato anche “retore”, sebbene non abbia insegnato mai retorica.
Qui l’articolo di Repubblica e qui quello de Il Mattino.
Per curiosità dei lettori, segue il brano di Lattanzio, dalle Divinae institutiones VII,15, cui evidentemente piacque il modo in cui Seneca il vecchio (lui ancora lo leggeva) aveva diviso la storia romana in età, quasi fosse un essere umano: infante quando vi furono i re, giovane e vigoroso fino alla distruzione di Cartagine, e anziano nel periodo delle guerre civili, per poi tornare infante, in una circolarità cara agli Stoci, con il principato):
Non inscite Seneca Romanae urbis tempora distribuit in aetates. Primam enim dixit infantiam sub rege Romulo fuisse, a quo et genita et quasi educata sit roma; deinde pueritiam sub caeteris regibus a quibus et aucta sit, et disciplinis pluribus institutisque formata: at vero Tarquinio regnante, cum iam quasi adulta esse coepisset, servitium non tulisse et reiecto superbae dominationis iugo maluisse legibus obtemperare quam regibus; cumque esser adolescentia eius fine Punici belli terminata, tum denique confirmatis viribus coepisse iuvenescere. Sublata enim Carthagine, quae tamdiu aemula imperii fuit, manus suas in totum orbem terra marique porrexit; donec regibus cunctis et nationibus Imperio subiugatis, cum iam bellorum materia deficeret, viribus suis male uteretur, quibus se ipsa confecit. Haec fuit prima eius senectus, cum bellis lacerata civilibus, atque intestino malo pressa, rursus ad regimen singularis imperii recidit, quasi ad alteram infantiam revoluta.
Immagine: da “Tesoro letterario di Ercolano”, 1858, via Wikipedia
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