La danza del coronavirus-2
Tomas Pueyo continua la sua serie di articoli sulla possibile prevenzione del coronavirus. Nel primo riassume quali sono le misure base per contenere il virus. Sostanzialmente, mascherine, mascherine, mascherine, anche fatte male non importa, perché l’importante è impedire il contagio degli asintomatici. In aggiunta, lavarsi le mani e cercare di non parlare troppo vicino alle altre persone. Niente di rivoluzionario, ma se non altro riassume un po’ i dati.
Nel secondo parla di tracciamento, spiegando come funziona, che tipo di dati servono, e compara un po’ di alternative. Le app basate sul bluetooth sono sostanzialmente inutili, a meno che non siano obbligatorie o perlomeno caricate sul cellulare di default. Pueyo affronta anche il problema della tutela della privacy, e suggerisce alcune misure che potrebbero rendere il tracciamento politicamente più digeribile.
Non c’è una verità assoluta
Il Guardian intervista un esperto di biologia delle malattie infettive che ha scritto un libro (Calling bullshit ) sulla cattiva informazione nelle reti sociali.
L’intervistato punta il dito su alcune caratteristiche dell’epidemia di Covid-19 che hanno favorito la cattiva informazione, come la politicizzazione dell’informazione:
What’s happened with this pandemic that we’re not accustomed to in the epidemiology community is that it’s been really heavily politicized. Even when scientists are very well-intentioned and not trying to support any side of the narrative, when they do work and release a paper it gets picked up by actors with political agendas.
Altro fattore importante è stata la difficoltà da parte del pubblico di recepire le informazioni rilasciate dagli scienziati, abituati a comunicare tra esperti e incapaci di capire come le loro parole potessero essere male interpretate dalle persone comuni.
Work that might be fairly easy for researchers to contextualize in the field can be portrayed as something very, very different in the popular press.
Harbin, la nuova Wuhan?
Cindy Yu sullo Spectator descrive la situazione a Harbin, una città della Manciuria di 10 milioni di abitanti, che si trova al momento in quarantena parziale a causa del coronavirus. Secondo le fonti ufficiali, la malattia sarebbe arrivata tramite una persona proveniente dagli Stati Uniti, e già testata negativa in precedenza; tuttavia, ci sono molti dubbi su questa versione. Quel che è certo, è che in seguito l’infezione si è diffusa a macchia di leopardo in un ospedale locale. Il caso di Harbin segue quello di Suifenhe, un’altra città della Manciuria che aveva visto recentemente una crescita di casi, importati dalla vicina Russia.
L’impatto del coronavirus sul quadro europeo
Venerdì 20 marzo 2020, la rivista Affari Internazionali ha organizzato un web meeting sugli effetti della pandemia di Covid-19 in Europa. Sono intervenuti al forum nell’ordine: Ferdinando Nelli Feroci (Presidente dello IAI), Nathalie Tocci (Direttore dello IAI), Alessandra Rizzo (Giornalista di SKY News in collegamento da Londra), Beda Romano (Corrispondente per il Sole 24Ore da Bruxelles), Alberto Toscano (Saggista, politologo e Presidente dell’Associazione della stampa europea in Francia) e Paolo Valentino (Corrispondente per il Corriere della Sera da Berlino).
La Fase 2 è un territorio inesplorato. Non esiste un consenso scientifico su come uscire dal lockdown
Preparare un piano per la cosiddetta ‘fase 2’ che prevede la “riapertura” di un paese significa addentrarsi in un territorio inesplorato. Se, infatti, l’efficacia del lockdown – con l’isolamento e il distanziamento sociale – è scientificamente dimostrata, non sappiamo invece quale sarà, sulla pandemia da COVID-19, l’effetto di nuove misure più permissive. «Non esiste un consenso scientifico su come uscire dal lockdown», spiega l’epidemiologa Caroline Buckee a Science Magazine.
Ne parla Valigia Blu.
Le accuse di Trump all’Organizzazione Mondiale della Sanità e i fatti
“Un crimine contro l’umanità”. Così alcuni fra i più importanti esperti di salute hanno commentato la decisione di Trump di tagliare i fondi all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sospendendoli per 60-90 giorni, accusandola di non aver dato l’allarme in tempo e di altri errori prima e durante la pandemia da nuovo coronavirus. “Una decisione da condannare, che costerà molte vite umane”.
Ne parla Valigia Blu.
Immagine da Wikimedia.
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