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A modest proposal: perché l’idea di Orlando non è da scartare a priori

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Massimo Pellizzato, avvocato di impresa sugli Stati Generali mostra interesse per la proposta di Andrea Orlando dello stato che entra nel capitale delle imprese. Proposta che invece altrove è stata stroncata.

Nell’articolo si prende in esame la figura mai formalizzata dal legislatore ma comunque presente nella prassi, del Chief Restructuring Officer (CRO), o Turnaround Manager (TM), le cui competenze vengono individuate sulla base del contenuto dell’accordo di ristrutturazione, rispetto al quale riveste ruoli esecutivi o come minimo di sorveglianza.

Una soluzione…  è quella di un contributo di quasi-capitale, nella forma meno invasiva possibile, vale a dire il versamento in conto futuro aumento di capitale. Tale versamento, possibile anche da parte di non soci, darebbe diritto alla restituzione qualora non venisse adottata una delibera di aumento di capitale entro un dato termine convenzionalmente determinato (che in questo caso sarà sufficientemente lungo, ben oltre i 6 anni previsti per i prestiti-ponte del Decreto Liquidità). …

A questo punto resterebbe da affrontare il tema del CRO, … Allontanando lo spauracchio del burocrate che entra nel CDA, si potrebbe invece pensare all’assunzione da parte di uno dei consiglieri, di gradimento dell’ente finanziatore, del compito del CRO, vale a dire di vigilanza che l’impresa rispetti criteri di correttezza operativa e i cosiddetti “covenants” …

Qualora nessuno degli amministratori della società finanziata si sentisse in grado di assumere tale responsabilità, si potrebbe ricorrere ad una figura esterna al CdA con compiti di sorveglianza, da individuarsi nel bacino dei professionisti già oggi utilizzati come attestatori degli accordi di ristrutturazione.

Immagine da Wikimedia.


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