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Austerità e lavoratori

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Giovanni Dursi, su Mentinfuga, recensisce il libro “Operazione austerità: Come gli economisti hanno aperto la strada al fascismo” dell’economista Clara Mattei.

Si tratta di una ricerca storico-economica sul ruolo delle politiche di austerità nel contesto storico e politico durante e tra le due guerre evidenziandone il legame con l’ascesa del fascismo.

L’analisi parte dalla prima guerra mondiale che secondo Mattei

«fu prima di tutto una guerra industriale: la vittoria militare dipese essenzialmente dall’apparato produttivo dei Paesi in guerra e dai loro sforzi tecnico-industriali […] l’aumento della produzione divenne indispensabile per sopravvivere al conflitto e il “fronte interno” assunse un peso strategico decisivo»

Nel primo dopoguerra le politiche di austerità diventarono, secondo l’autrice, una sorta di strumento eocnomico per il mantenimento dello status quo a fronte della crisi economica e dei movimenti politici dei lavoratori

«in questo contesto esplosivo, un gruppo di economisti elaborò una nuova poderosa controffensiva: si trattava della logica dell’austerità, che divenne l’arma prediletta dai potenti per far fronte alla temuta minaccia di cambiamento»

Conclusa anche la seconda guerra mondiale secondo Mattei le politiche di austerità continuarono ad essere adottate ad esempio

“in Gran Bretagna, implodendo nazionalisticamente prima dell’avvento della cosiddetta globalizzazione e rappresentando la premessa alla successiva Brexit, mirava a sostenere la produzione nazionale e le esportazioni e a comprimere le importazioni”

Infine il testo esamina il fenomeno delle politiche di austerità in relazione al contesto odierno europeo individuandovi

“esempio non da poco della declinazione continentale del concetto di austerità con la tecnocrazia che assume il comando tenendo desta l’opinione pubblica sulle riforme scientifiche necessarie alla stabilizzazione economica e creando sinergie con le forze neofasciste, sostenendo Governi in grado d’applicare politiche autoritarie”


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