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Banco vince banco vince

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Su suggerimento e a cura di @Broono.

Il 20 Maggio 2015 il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha firmato il decreto istitutivo del nuovo Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e del fenomeno della dipendenza grave.
Un’iniziativa che sposta le competenze dal Ministero dell’Economia e delle Finanze al Ministero della Salute, facendo compiere al paese un importante passo avanti verso il riconoscimento della ludopatia come allarme sociale, se non ancora vera e propria emergenza.
Una scelta che da un lato raccoglierà il favore di quella parte di società che chiede che lo Stato si assuma il compito di contrastare il gioco d’azzardo, dall’altro si presterà a essere argomento per coloro i quali lo accusano di affrontare il tema con la doppia morale di uno Stato che con una mano si propone di contrastare il fenomeno e con l’altra lo alimenta.
Sono infatti gli stessi numeri del settore, dei quali si è discusso in un convegno tenuto il 21 Aprile scorso alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza, a dare alla gestione pubblica del gioco d’azzardo i contorni del vero e proprio paradosso, con il suo essere Stato che investe nel contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e nella cura delle 900 mila attuali vittime dichiarate della sua deriva patologica e nello stesso momento incassa 8 miliardi di euro all’anno su una rete di occasioni di gioco che circonda i giocatori con il record europeo di una slot machine ogni 143 abitanti , un terzo delle videolottery installate in tutto il pianeta e un quinto del totale dei gratta-e-vinci stampati nel mondo che insieme alle restanti occasioni di gioco hanno movimentato complessivamente 85 miliardi di euro nel solo 2014.
Numeri che in quanto tali si prestano a diverse letture a seconda del punto d’osservazione, tra le quali quella di addetti ai lavori che con una semplice infografica  dimostrano come il gioco d’azzardo (ricreativo e controllato) generi benefici in ambito neurocognitivo e promuova la salute mentale in soggetti anziani.

Immagine da Wikimedia Commons.


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