A cura di @corvoninety.
Questo articolo dell’Economist sostiene che la repressione dell’islamismo non farà altro che rendere la situazione mediorientale peggiore di quanto non sia già e che accomunare tutto l’Islam politico sotto l’icona jihadista non migliorerà certo la situazione.
When jihadists kill—as they did again in Spain last week—it is indeed tempting to treat those who seek power in the name of Islam as a menace. Yet the blanket repression of all Islamists is the worst possible response. In the end, it will lead only to more resentment, more turmoil and more terrorism.
L’Islam politico assume infatti molte facce, da Ennahda in Tunisia ad Hamas a Gaza. Gli errori più comuni si compiono quando si ritiene che tutti i gruppi islamici siano uguali, che siano tutti intrinsecamente antidemocratici e che la soluzione siano leader forti e laici, capaci di contenere l’islamismo.
To treat all Islamists as jihadists is a bit like saying social democrats are just like Italy’s Red Brigades because they all read Karl Marx.
Le derive autocratiche di Morsi ed Erdogan vengono fatte risalire più alla tradizione storica dei due paesi che a caratteristiche inerenti ai movimenti islamici, anche tenendo conto della partecipazione al gioco democratico da parte di Ennahda.
Rather than trying to crush them all, which would only unite and radicalise them, the aim should be to work with moderates, demand that the obnox- ious reform, and fight the most dangerous. In this way Islam- ists might serve as a roadblock to jihadism, not a path to it.
Immagine da Wikimedia Commons.
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