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Ci prendiamo un caffè?

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Già, ma quale caffè ci beviamo qui in Italia? In un articolo di Massimiliano Tonelli Repubblica sfata il mito italiano del caffè.

Zero cultura, zero sostenibilità, zero rispetto, mediocre qualità media. Svalutazione sotto ogni aspetto: dagli stipendi dei baristi al prezzo della tazzina che dovrebbe costare almeno il doppio. Però siamo convinti di bere il miglior caffè al mondo…

Tonelli sottolinea come la retorica del caffè italiano sia una forma di sciovinismo che però non trova giustificazione nella qualità del caffè che si beve in Italia.

Non siamo nazionalisti in nulla, sconosciamo le vere peculiarità, unicità, storia, eccellenze del nostro paese ma su determinate merceologie alimentari (pizza, pasta asciutta e appunto il povero caffè) diventiamo alfieri della purezza della nazione. E manco a dire che la buttiamo sulla cultura considerato che al caffè (e ai caffè, intesi come locali) il mondo intellettuale italiano deve moltissimo. Macché: in Italia siamo proprio convinti che la tazzina di caffè nostrana sia davvero il meglio quanto a sapore e profumo. Peccato che per i motivi che andremo a sviscerare, beviamo tra i caffè più mediocri d’occidente.

Il caffè per Tonelli è un malinteso gastronomico italiano, un equivoco sorretto da falsi miti e false credenze, oltre che da una comunicazione commerciale che tende a nascondere i difetti del prodotto.

Ovviamente non tutte le tazzine sono così. Ci sono dei bar che cercano di lavorare con un pizzico di attenzione in più, ci sono tostatori più attenti che selezionano la materia prima, ci sono perfino grandi torrefazioni industriali che hanno annusato l’aria e stanno debuttando nell’universo del caffè sostenibile e di ricerca.

L’articolo si conclude col parere di esperti, baristi, torrefattori che danno il loro punto di vista, tra critiche e un cauto ottimismo, come la chef veneziana Chiara Pavan:

Noi ormai serviamo solo specialty coffee al ristorante. Perché? Perché è una scelta di coerenza rispetto a tutto il resto del nostro progetto gastronomico. In primo luogo perché significa scegliere dei fornitori piccoli, sostenibili, che operano in maniera corretta coi loro lavoratori e con l’ambiente. La nostra filosofia è tutta su sostenibilità e ambiente, come possiamo dunque fare scelte diverse?


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