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Città montana. Soluzione amministrativa o mito autonomista?

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Su suggerimento di @Ander Elessedil.

In un breve video postato su youtube il sindaco di Malegno Paolo Erba e l’assessore di Artogne Alessandro Domenighini lanciano la proposta di istituire, sul territorio dell’intera Valle Camonica, la prima città montana d’Italia.
Gli amministratori dei due comuni pensano a un modello che si avvicini a quello della città metropolitana, in cui i circa 120.000 abitanti della valle abbiano un unico sindaco senza perdere le amministrazioni locali.
Per molti questo sembrerà solo un modo di far risorgere le province. In valle Camonica da decenni sono presenti richiami autonomisti di vario tipo, soprattutto guardando ai vicini trentini, solitamente cavalcati dalla Lega.
Ma il partito di Maroni, che pure è presidente di regione, non ha nulla a che fare con questa iniziativa. Erba e Domenighini non sono della Lega (le loro liste sono civiche di sinistra) e il percorso che intendono portare avanti è di discussione anche con il governo nazionale (sempre che vengano ascoltati…). Sanno che attualmente una città montana non è contemplata nell’architettura istituzionale italiana, ma non vogliono parlare di un modello valido solo per un territorio ma di qualcosa che possa essere usato anche per altre realtà simili.

Questo articolo del 2014, da vari accenni in articoli e servizi TV, pare essere l’inizio del percorso ideativo della città montana: in esso Domenighini racconta dell’esperienza di organizzare una tappa del Giro d’Italia 2014 e di come gli enti sovracomunali (BIM e Comunità Montana) siano stati chiamati ad agire, da lui stesso, come extrema ratio, senza un piano. I due enti non paiono sufficienti o non sono ritenuti all’altezza dagli amministratori locali per svolgere il loro compito di coordinamento istituzionale. Da qui la necessità, secondo Erba e Domenighini, di cambiare prospettiva.

 

Immagine by Luca Giarelli (Own work) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons


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