A cura di @Lowresolution.
Guido Tabellini su la Voce.info prende posizione contro il negazionismo economico, le sue connessioni con il populismo e propone tre ricette su come affrontarlo.
Secondo Tabellini negli ultimi anni l’economia, come molte altre discipline, è stata rivoluzionata dalla grande disponibilità di dati: oggi si appoggia su risultati sperimentali o quasi-sperimentali e l’evidenza empirica svolge un ruolo fondamentale nel guidarne il progresso. C’è dunque uno stock di conoscenze consolidate e non vuote di contenuto. Tuttavia il pensiero economico è spesso accusato di essere un “pensiero unico”, adagiato sull’ideologia neoliberista che vede il mercato come la soluzione di tutti i problemi. Secondo Tabellini è semplicemente falso che in economia vi sia un’unica visione dominante, ma questo argomento viene usato dai populisti per cercare di aggirare la realtà e la complessità dei problemi per cercare di legittimare ricette sempliciste e miopi di facile presa sull’opinione pubblica.
Anche in Italia, il populismo, di destra come di sinistra, spesso avanza proposte semplicistiche e miopi: la moneta fiscale come antidoto all’euro, una flat tax (o tassa unica) al 15 per cento, l’affermazione che un aumento della spesa pubblica finanziato in disavanzo sia compatibile con la discesa del debito pubblico. Queste proposte o affermazioni non stanno in piedi dal punto di vista economico e si scontrano con le conoscenze consolidate degli economisti. Ecco allora che conviene screditare l’economia e accusarla di pensiero unico e ideologico. Diffondere la sfiducia verso gli esperti e le élite, cioè, è un modo per evitare di fare i conti con la realtà. Accade in Francia, come in Italia, in Inghilterra o negli Stati Uniti.
Tabellini è dunque convinto che il problema sia elevare l’economia al rango di scienza basata su conoscenze consolidate e l’incapacità del pubblico di discernere dalle opinioni basate su queste conoscenze e quelle prive di ogni fondamento. Per affrontare questa deriva Tabellini propone tre ricette: gli economisti non devono vendere false certezze, né in un senso o nell’altro, i media devono aiutare il pubblico a capire il peso delle diverse opinioni e l’opinione pubblica deve accettare che non esistono scorciatoie facili per problemi complessi.
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