Un articolo dell’Espresso critica l’operato di Jean Claude Juncker circa le politiche fiscali tenute dal Lussemburgo durante la sua presidenza, affermando che i fenomeni di elusione ed evasione da parte delle multinazionali emersi dallo scandalo LuxLeaks abbiano agito da catalizzatore del malcontento verso le istituzioni europee.
Una voragine nei conti dei 28 Paesi dell’Unione europea: mille miliardi di euro all’anno, tra elusione ed evasione fiscale. Multinazionali che non pagano le imposte e smistano decine di miliardi di dollari dei loro profitti, accantonati grazie a operazioni finanziarie privilegiate in Lussemburgo, verso altri paradisi rigorosamente “tax free”. Stati membri dell’Unione che si fanno concorrenza sleale sulle tasse. È disastroso il bilancio che sta lasciando Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, nonché ex padre-padrone del Granducato, mentre imbocca l’ultimo anno del suo mandato, in scadenza dopo le elezioni del 2019: il suo viale del tramonto.
Intanto ieri lo stesso Juncker ha fatto un’autocritica sull’austerità durante la crisi del debito, in occasione della celebrazione dei 20 anni dell’Euro.
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