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Di cosa ridiamo quando non c’è niente da ridere

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Su suggerimento di @Yoghi.

Hamilton Santià ritorna in un articolo pubblicato da Esquire Italia sulle riflessioni di David Foster Wallace sull’ironia e su ciò che le rende ancora attuali per i progressisti.

Il cinismo che ci sta in qualche modo infettando è figlio di una degenerazione del concetto di ironia che molto spesso negli ultimi anni abbiamo analizzato riportandola proprio ai ragionamenti di Foster Wallace in E unibus pluram. Gli scrittori americani e la televisione. Quel saggio, scritto nel 1990, afferma che usando l’ironia come categoria interpretativa di un presente ormai totalmente dominato dalla logica dei media (e quindi il trionfo dello spettacolo pervasivo in grado di infettare pure la sfera privata come se non ci fosse più correlazione tra la manifestazione dello spettacolo e un reale a cui questo fa riferimento) in cui si annullano le differenze, si perde lo spirito critico e in fondo ci si rassegna in qualche modo ad accettare qualsiasi cosa perché tanto tutto è uguale a tutto.

Immagine da Wikimedia.


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