A cura di @Baco.
Tra il 2013 e il 2016 in Africa Occidentale si è verificata la più estesa e grave epidemia di Ebola registrata fino ad oggi.
Dopo che l’OMS ha sancito la fine di questa vasta epidemia, ulteriori focolai epidemici indipendenti sono stati riscontrati in altre parti del continente africano, sebbene di dimensioni e caratteristiche decisamente minori rispetto all’evento che aveva duramente colpito la Liberia, la Guinea e la Sierra Leone, provocando più di 28 mila casi di infezione e uccidendo 11325 persone.
Recentemente è stata documentata una piccola epidemia in Repubblica Democratica del Congo. Circa dieci pazienti presentano sintomi riconducibili alla febbre emorragica da virus Ebola, di questi 10 solo un caso è stato confermato dall’OMS mentre gli altri nove sono in attesa dei risultati degli esami di laboratorio.
La preoccupazione per un’eventuale nuova epidemia su vasca scala ha spinto le autorità congolesi, Medici senza Frontiere (MSF) e l’OMS alla creazione di un tavolo di trattativa comune al fine di organizzare una campagna di distribuzione e distribuzione alla popolazione colpita di un vaccino sperimentale contro Ebola.
Durante l’epidemia del triennio 2013-2016, grande era stata la spinta della comunità scientifica internazionale verso lo sviluppo di un vaccino efficace nella prevenzione del contagio da virus Ebola.
Le ricerche hanno portato all’elaborazione di 12 potenziali vaccini, efficaci in percentuali variabili nei confronti del virus.
Particolarmente promettente durante le prime sperimentazioni cliniche si è dimostrato il vaccino rVSV-ZEBOV, creato dai ricercatori del National Microbiology Laboratory di Winnipeg, Canada, facente parte del Public Health Agency of Canada (PHAC) e sviluppato dalla società New Link Genetics.
rVSV-ZEBOV è un vaccino vivo, attenuato e ricombinante, sviluppato attraverso la manipolazione genetica a partire da un altro virus, VSV (Virus della Stomatite vescicolare).
VSV, responsabile in alcuni animali d’allevamento di manifestazioni vescicolari infettive al livello del cavo orale, non è un virus pericoloso per l’uomo, sebbene sia stata dimostrata la sua capacità di infettarli.
In passato, per le sue caratteristiche molecolari, VSV era già stato utilizzato come base per la produzione di vaccini ricombinanti.
In particolare, i ricercatori hanno modificato il genoma di VSV (un singolo filamento di RNA) inserendo del materiale genetico del ceppo Zaire di Ebola virus (responsabile dei focolai in corso in Congo). Il gene in questione codifica per una glicoproteina del capside (rivestimento) del virus Ebola fondamentale per l’ingresso del virus nella cellula infettata.
In questo modo, l’organismo riesce a produrre una risposta anticorpale contro la glicoproteina e garantisce nel breve periodo un’efficacia tra il 75 e il 100%.
Già la rivista scientifica The Lancet si era occupata dei primi trials clinici sul vaccino durante le ultime fasi dell’epidemia lo scorso dicembre.
Lo studio ha riguardato 11.841 persone che vivevano in Guinea nel 2015, verso la fine dell’epidemia di Ebola. Nessuna delle 5837 persone che avevano ricevuto il vaccino ha sviluppato la malattia a partire da dieci giorni dopo la vaccinazione. Ma tra le migliaia di altre persone prese in esame ci sono statti 23 casi di Ebola, sebbene, sottolineino gli autori, non esistono al momento studi che confermino l’efficacia del vaccino nel mantenimento di una risposta immunitaria sufficiente nel lungo periodo.
L’OMS, pur avendo espresso in passato pareri favorevoli su rVSV-ZEBOV non ha ancora dato il suo indispensabile assenso all’utilizzo su vasta scala.
Qui l’articolo originale pubblicato su “Nature”
Qui la traduzione da “Le Scienze”.
Immagine da Wikimedia Commons.
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