A cura di @s1m0n4.
In questa terza puntata della newsletter de Il Foglio:
- le iniziative UE per convincere i giovani europei ad andare a votare;
- qualche spunto di riflessione sulle preferenze elettorali degli under-25, che disdegnano le due principali forze politiche al Parlamento UE, Ppe e S&D, ma che, in alcuni casi, hanno dimostrato di non essere progressisti;
- a partire dal 2020 entrerà in funzione la procura europea e fra i possibili candidati a capo di questo organo spunta il nome di Laura Kövesi, figura di spicco nella lotta alla corruzione rumena;
- all’occasione del 75esimo anniversario della liberazione di Anversa, si discute della recente scoperta, riportata dallo Herman Van Goethem, dell’esperimento nazista di cui si è resa complice la città e il suo sindaco (e poi assessore fino al 1978), Leo Delwaide;
- all’ultimo vertice prima delle elezioni, che si terrà il 9 maggio a Sibiu, in Romania, la Commissione spera di giungere ad accordi sul superamento dell’unanimità per quanto riguarda le decisioni in politica estera
What do I get from the EU?#EUelections2019 #ThisTimeImVoting pic.twitter.com/Mdiod698pP
— European Youth (@EuropeanYouthEU) March 4, 2019
Nel 2015, nei panni di capo della Dna, la Direzione nazionale anticorruzione romena, Laura Codruța Kövesi riuscì a incriminare quattordici persone. Quattro ministri e dieci sindaci di città romene. L’Unione europea, che aveva lasciato entrare Bucarest nel 2007 a patto che risolvesse i suoi problemi di corruzione, fu entusiasta del lavoro della Kövesi. I romeni, che avevano a lungo sospettato di avere una classe politica corrotta, non furono sorpresi dal trovare un fondamento ai loro sospetti. E infine, alcuni politici, soprattutto quelli che speravano che la giovane procuratrice non fosse poi così scomoda, si infastidirono e iniziarono a pensare a come mandarla via.
Nel 2016, per volontà del presidente della Romania, Klaus Iohannis, la Kövesi viene rinominata a capo della Dna. Lo stesso anno vennero indagate 1.270 persone. I numeri piacevano sia a Bruxelles sia agli elettori romeni, un po’ meno alla classe politica che dopo la vittoria dei socialdemocratici di Liviu Dragnea alle elezioni parlamentari iniziò a fare di tutto per allontanarla.
Uscirono scandali sulla sua tesi di laurea, fu accusata di plagio, ricevette anche alcune minacce, fino a quando il ministro della Giustizia non chiese la sua destituzione. La Romania reagì in modo inaspettato, scese in piazza, chiedeva che a Laura Kövesi fosse restituito il posto che le era stato assegnato e riprendesse la sua lotta contro la corruzione.
Più i socialdemocratici di Dragnea destinavano alla procuratrice parole avvelenate, più i romeni organizzavano manifestazioni reggendo in una mano la bandiera europea e nell’altra le manette.
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