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Sibel Edmonds, su Gladio, FBI e il Medio Oriente [EN]

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Su suggerimento di @Oppenheimer_ia.

 

Pochi giorni fa sono stati desecretati alcuni documenti della FBI su ciò che è stato ritrovato nel “nascondiglio” di Osama Bin Laden, vi proponiamo qui un ritratto di una whistleblower molto controversa: Sibel Edmonds, della rivista ceasefiremagazine.

Sibel Edmonds è considerata una “whistleblower” della FBI, il suo compito è stato quella di assistente linguista per il Medio Oriente, per qualche mese. È stata licenziata dalla FBI per, secondo il Federal Bureau, «misconducts» nel suo lavoro. Dall’11 settembre la Edmonds è sempre presente nelle trasmissioni, oltre ad aver pubblicato un libro in cui parla delle sue rivelazioni (Classified Woman, del 2012; nel 2014 ha invece pubblicato un secondo libro: The Lone Gladio (Volume 1)). La “nuova” tesi della Edmonds (in realtà l’articolo è del 2013) è che il governo degli Stati Uniti avrebbe avviato una specie di Gladio 2, tra l’altro basandosi proprio sulla Gladio originale, ma con il Medio Oriente di mezzo: utilizzare cioè le stesse tecniche operative della Gladio, ma con i rivoltosi musulmani dei tardi anni Novanta.

Per avere più informazioni sulla figura di Edmonds, molto controversa ed ambigua, qui alcuni punti, non esaustivo:

  •  nel 2002 la Edmonds accusa con delle Allegations una misconduct all’interno del dipartimento linguistico dell’FBI (si tratta di regali da subordinati a superiori, viaggi, ecc.). L’FBI la licenzia. In questo documento del Dipartimento di Giustizia statunitense di analizza il caso, dicendo che la Edmonds aveva delle basi reali di “complaints”, ma che sicuramente il suo modo di criticare e di rapportarsi ai colleghi ha infierito nel licenziamento. L’FBI dice che è stata licenziata per dei documenti che ha trasportato nel suo home computer, il documento però dice che non è un motivo abbastanza documentato.
  • Le prime allegations della Edmonds sono di un «co-worker per espionage». Nel documento del Dipartimento di Giustizia si dice che queste accuse avevano effettivamente una base reale, e che una maggiore attenzione da parte dell’FBI avrebbe dato maggiori risultati. Se è vero che sulle specifiche all. di Edmonds ci sono dei dubbi, sulle ipotesi prese come un tutto è vero che qualcosa sia testimoniabile (pag. 11).
  • nel 2004 un giudice fa cadere la sua causa di lavoro:

She alleged in her lawsuit that she was fired in March 2002 after she complained to FBI managers about shoddy wiretap translations and told them an interpreter with a relative at a foreign embassy might have compromised national security.

Edmonds said the judge dismissed her lawsuit without hearing evidence from her lawyers, although the government’s lawyers met with Walton at least twice privately. She noted that Walton, the judge, was appointed by President Bush.

“This shows how the separation of power has basically disappeared,” Edmonds said in a telephone interview. “The judge ruled on this case without actually this ever being a case.”»

A questo proposito, per la CNN :

Edmonds, who worked as a contract linguist, claimed she was fired after she alerted authorities about purported security and management problems in the bureau’s language branch.

The Justice Department and the FBI both argued to the court that her lawsuit should be dismissed because much of the information needed to be considered for it was protected by the “state secrets privilege,” which is meant to protect classified national security information from being disclosed.

U.S. District Court Judge Reggie Walton agreed with the government’s position.

  • il documento sopra riportato del U.S. Department of Justice Office of the Inspector General, in cui si analizza il caso Edmonds è del 2005. Non sembrano ancora esserci alcune rivelazioni su Gladio B o altro. Sempre nel 2005 c’è una petizione della Edmonds  sempre per rimettere in gioco la causa di lavoro fatta decadere nel 2004.
  • In tutto questo la Edmonds ha rilasciato molte interviste riguardanti diversi casi di corruzione in Afghanistan. Nel 2006 è stato girato un documentario francese dal titolo Une femme à abbattre. Dopo la sparatoria di Charlie Hebdo ha rilasciato queste dichiarazioni.

L’articolo migliore che abbiamo trovato è uno del New York Times del 2004 (purtroppo un po’ vecchio).

 

Immagine CC BY 3.0 di RT America da Wikimedia Commons


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