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Guerra alla cifratura

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I governi di Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Giappone e India hanno pubblicato una dichiarazione congiunta sulla crittografia che di fatto è una bordata sparata contro la cifratura end-to-end, la più sicura, quella in cui le chiavi per cifrare e decifrare i contenuti e i messaggi inviati sono solo in mano a mittente e destinatario, per cui nemmeno le piattaforme possono accedere agli stessi.
Nello stile che ricorda il “non sono razzista ma”, i sette governi riconoscono inizialmente quanto la cifratura sia fondamentale per proteggere i dati delle persone/organizzazioni. Ma, e veniamo al ma, ci sarebbero “particolari implementazioni della cifratura” che sarebbero un problema per la sicurezza pubblica: appunto, la cifratura end-to-end. Che è quella che usiamo quando ci scambiamo messaggi su Whatsapp, Telegram (nella modalità col lucchetto), Signal, e in molti altri servizi. La dichiarazione – che a un certo punto, per mostrare che ci sia un ampio consenso internazionale sul tema, tira in ballo anche l’Unione europea – conclude come al solito in questi casi rimanendo fumosa, nel senso che i suddetti governi si impegnano a lavorare con l’industria per trovare soluzioni ragionevoli. E, già che ci sono, nelle ultime righe, sul piatto mettono non solo la cifratura end-to-end ma pure quella dei device, tipo la cifratura che protegge i dati sul nostro iPhone/Android o computer se lo avete cifrato; le applicazioni ad hoc, “custom encrypted”; e la cifratura su piattaforme integrate. Cioè, più o meno, tutto. Per dirla con il giornalista Mike Masnick, “ecco il documento del Dipartimento di Giustizia americano che dice di sostenere la cifratura end-to-end solo se non è davvero end-to-end”.

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