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Rileggere Kevin Spacey e Louis C.K.

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A cura di @ERROR 404 e @Baboz.

In questo articolo la scrittrice Violetta Bellocchio rilegge la carriera e i ruoli interpretati da Kevin Spacey alla luce delle recenti accuse mossegli dall’attore Antony Rapp:

Spacey ha attraversato la propria carriera facendosi quasi un punto d’onore dell’interpretare canaglie, tipi loschi, mitomani e squallidoni assortiti. Non era una star per mamme e bambini, insomma, e non è colpevole di aver indossato una maschera rassicurante, mentre a porte chiuse, eccetera.

L’autrice arriva a considerare alcuni ruoli impersonati da Spacey come una velata autodenucia dei propri comportamenti e al contempo come un tentativo di giustificarli, come nel caso del personaggio di Lester Burnham, il quarantenne in crisi di American Beauty:

Rivisto col senno di poi, a colpire non è tanto lo squallore del personaggio che insegue un sogno lolitofilo, quanto le attenuanti che gli vengono offerte a ogni pie’ sospinto: sì, lui rischia di abusare della propria autorità, ma c’è da capirlo; sì, la ragazza è chiaramente spaesata e suggestionabile, ma davanti a quelle cosce, un vero uomo come deve reagire? E via così.

In un articolo su IL Claudio Giunta si concentra sulla figura di Lois C.K e sulla sua importanza come personaggio pubblico:

L’interruzione o la fine della carriera di Louis C.K. non ci privano soltanto del più grande comico della sua generazione ma anche di uno scrittore e sceneggiatore dal talento straordinario, che ha ampliato più di qualsiasi altro suo contemporaneo i confini del “far ridere”. Non tutti sono d’accordo, soprattutto ora che LCK è stato accusato e si è riconosciuto colpevole di molestie.

Immagine da Flickr.


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