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I primi lettori di Urania e la lingua dell’hybris di Arthur Clarke

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70 anni fa usciva nelle edicole italiane il primo numero de I Romanzi di Urania, edito da Mondadori. In un lungo articolo sul Magazine della Treccani viene ricordato il romanzo che inaugurò la fortunata collana: Le Sabbie di Marte di Arthur C. Clarke, pubblicato l’anno precedente.

Le sabbie di Marte racconta il viaggio e il soggiorno su Marte di Martin Gibson, autore di fantascienza, che giunge con l’astronave Ares sul Pianeta rosso, dove è ospite della comunità dei coloni terrestri e scopre che stanno per stravolgere l’ecosistema marziano per renderlo adatto alle loro esigenze. Il tema è quindi la terraformazione di Marte, affrontato in un romanzo ambientato nel XXI secolo, anche se gli unici riferimenti temporali sono «al lontano 1944» (p. 87) e le date di stesura di uno dei primi romanzi di Gibson, Polvere marziana, risalente al 1973 o 1974, ovvero – come viene detto – agli albori dei viaggi interplanetari, tanto che l’astronauta che accompagna lo scrittore commenta sorpreso: «non sapevo fosse tanto tempo fa» (p. 28)

Particolare attenzione viene dedicata al linguaggio della traduzione a cura di Maria Gallone. Andava infatti quasi “inventato” un vocabolario per rendere in italiano il genere della fantascienza.

Considerato questo, non è oziosa la domanda: quale lingua leggono i primi lettori di Urania? Data la trama del romanzo di Clarke, spiccano ovviamente i termini relativi alle astronavi e ai loro viaggi, ma con pochi forestierismi. […]

I termini tecnici inglesi sono quindi tradotti, come anche jets > turbogetti (p. 80), parola di fresco conio, attestata in italiano solo a partire dal 1949: ciò offre un effetto particolare, perché sono parole che evocano prospettive di mondi nuovi, scientificamente avanzati, come anche fattoria idroponica (p. 55) o muro di vetrocemento (p. 56), dove idroponico e vetrocemento sono entrambi datati dal Gradit al 1950. Nel primo capitolo notiamo inoltre che space-travel diventa volo interplanetarioignites jets > razzi dell’accensione (che nell’edizione italiana «cominciano a miagolare», p. 3, mentre nell’originale più prosaicamente start); instrument board > cruscottovertical starts > timone di direzionezero-gravity > gravità nulla. […] A forme sintetiche sono a volte sostituiti costrutti più articolati, per cui ad es. «atomic drive unit» diventa «mezzo azionato da forza atomica» (p. 5), mentre per space ship la Gallone propone forse la prima attestazione di astronave (p. 7), datata dal Gradit al 1961. Non è peraltro l’unica, se consideriamo che intercomunicazione è datato 1973 dal Gradit ma qui incontriamo «quadro d’intercomunicazione» (p. 24) e «commutatore delle intercomunicazioni» (p. 25). A questi aggiungiamo l’adattamento astronavigazione (p. 23, da astrogation).

Per festeggiare i settant’anni, Urania sta pubblicando una collana celebrativa di 25 numeri, nelle edicole a partire dal 2 febbraio scorso. Oltre al libro di Clarke, opere di Asimov, Bradbury, Gibson e Stephenson.


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