A cura di @Sakuragi su spinta di NedCuttle21 (Ulm).
Chi è il più forte calciatore italiano di tutti i tempi?
Crampi Sportivi risponde a questa domanda raccontando la triste storia di Werther Gaiani, detentore a 14 anni 11 mesi e 4 giorni dei record di più giovane esordiente e più giovane marcatore di una delle due principali serie professionistiche italiane (record registrato il 2 giugno 1940 con il Molinella).
Nel 1990 il giornalista Gino Strocchi raccontò un aneddoto:
Con Werther Gaiani ho avuto la fortuna di giocare nelle rappresentative regionali “under 18”, come si direbbe adesso, in più di un’occasione. Per tutti “Gaianén”, come lo chiamavamo perché ancor più giovane di noi, nonché per il suo fisico minuto, ma agile e di grande intelligenza calcistica, era la mascotte portafortuna. Con lui in squadra la rappresentativa della nostra regione, guidata dall’ex azzurro Perin, non ha mai perso una partita. Ricordo la prima di queste: si giocava a Parma, avversaria la rappresentativa lombarda. C’era in squadra con noi anche un altro grande molinellese, che qualche anno dopo arrivò ad indossare perfino la maglia della Nazionale: Augusto Magli. Eravamo giù a tavola, seduti nel salone della “Corona Ferrea”, dove eravamo giunti alla spicciolata, vestiti alla meglio con le nostre valigie di fibra, posate acconto alle sedie, quando improvvisamente, bene inquadrati e con una divisa uniforme, fecero la loro entrata gli avversari, sotto la guida di De Vecchi, chiamato il “Figlio di Dio”. Gaiani capi al volo il nostro stato d’animo e disse ridendo di gusto: “Beh, dopotutto, hanno due gambe proprio come noi”. In campo, i lombardi, nelle cui file erano schierati nomi che poi diverranno famosi – Annovazzi, Begni e Granata, fra gli altri – andarono in gol dopo appena cinque minuti di gioco.Tornando a centro campo per la ripresa del gioco, Gaiani chiese alla nostra panchina: “Quanto manca alla fine?”; “Ottantacinque minuti”, fu la risposta di Perin: “Allora, abbiamo tempo di rimediare” fu la sottolineatura del nostro indimenticabile compagno di squadra. Ed ancora una volta, Gaiani ebbe ragione, perché la partita finì 4 a 1 per noi e per Gaiani, autore di due splendide reti, negli spogliatoi fu festa grande.
Nell’articolo si spiega anche il tragico motivo per il quale il suo nome è andato perso nella memoria degli appassionati di calcio del Bel Paese.
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