A cura di @s1m0n4.
Nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico 2016-17 al Politecnico di Torino, il rappresentante degli studenti Marco Rondina ha criticato, non senza ironia, gli effetti delle politiche poco lungimiranti sull’università italiana.
Nonostante l’Università soffra di una gravissima carenza di risorse, sia per la didattica che per la ricerca, dobbiamo avere il coraggio di denunciare che, nessuno dei governi che si sono susseguiti negli ultimi anni ha realmente voluto invertire la rotta: esistono ancora dei vincoli di turn-over, gli stessi che hanno causato un drastico calo della docenza e che hanno reso il precariato una realtà sempre più stabile. Meno professori significa minor capacità ricettiva e una peggiore qualità di didattica e ricerca.
Il punto forse più grave, però, è che sempre meno studenti hanno fiducia nel proprio futuro: oltre a rimanere l’ultimo paese europeo per percentuale di laureati, le immatricolazioni sono in costante calo da anni. Davanti ad una simile situazione, invece di favorire la transizione dalla scuola superiore all’Università, vediamo spuntare in tutta Italia sempre più restrizioni all’accesso che hanno l’unico effetto di distruggere i sogni di una intera generazione.
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