A cura di @Uqbal.
Claudio Giunta, filologo e autore di un libro di testo per le scuole superiori, visita spesso le scuole. In una di queste visite, una studentessa gli ha chiesto perché la scuola le volesse impedire di diventare una “fascista intelligente”.
Da questo episodio, Giunta propone una riflessione su scuola, antifascismo ed “educazione civica”, la nuova e ancora sconosciuta materia recentemente introdotta nelle scuole italiane.
C’stato un momento di silenzio imbarazzato. Non di tutti. I compagni che erano accanto alla ragazza non erano stupiti, mi guardavano aspettando una risposta, evidentemente la cosa era stata preparata, loro erano stati informati, forse erano d’accordo con lei: anche loro volevano diventare, o volevano avere il diritto di diventare dei «fascisti intelligenti». Anch’io sono rimasto per qualche secondo in silenzio, e in quei secondi ho raccolto le idee e mi sono preparato a risponderle. Come prima cosa l’avrei ringraziata per aver rotto il ghiaccio con una domanda così sincera e intelligente. Poi… Poi non so bene che cosa le avrei detto. Forse che le società liberali si fondano, di fatto, sull’idea che ogni essere umano può diventare esattamente ciò che vuole diventare, purché la sua scelta non danneggi gli altri esseri umani: quindi anche una fascista intelligente. Considerata però la storia italiana del Novecento, la scuola e lo Stato (nella domanda le due istituzioni erano sovrapposte) avevano il dovere di avvertirla. […]
Uso i verbi al condizionale perché prima che avessi il tempo di aprire bocca, un’insegnante, o forse la preside, si è alzata in piedi ed è esplosa in questo flusso di coscienza: «Ma come è possibile fascista intelligente non c’è intelligenza nel fascismo la violenza che avete studiato nel programma le leggi sugli ebrei la guerra ma queste provocazioni la vogliamo smettere?». La ragazza, aspirante fascista intelligente, non ha replicato.
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