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Il modello Ducati

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Michele Bulgarelli, segretario generale della Fiom Cgil di Bologna, analizza su Jacobin Italia i punti dell’accordo siglato da RSU Ducati Motor e da Fim Fiom Uilm Bologna lo scorso 5 marzo e riguardante i lavoratori dello stabilimento Ducati di Borgo Panigale.

Siamo a Borgo Panigale, quartiere operaio alle porte di Bologna. Qui è nata nel 1936 la Ducati. Da subito, la storia dell’azienda è legata alla storia del sindacato in fabbrica. In Ducati si raccoglievano contributi per le brigate Garibaldi in Spagna, in Ducati erano attivi i nuclei di antifascisti nel ventennio, la Ducati è stata salvata dai partigiani dopo i bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. La storia della Ducati è anche quella dei licenziamenti per rappresaglia negli anni Cinquanta ed è legata al movimento delle donne, dal momento che le produzioni di elettrotecnica vedevano occupata nei reparti produttivi una manodopera soprattutto femminile. Per certi versi però la Ducati è un’anomalia nel panorama bolognese perché, sin dal periodo delle partecipazioni statali (fino al 1985), in azienda c’è sempre stata una presenza di tutte le organizzazione sindacali confederali Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, anomalia in un territorio in cui la Fiom è largamente maggioritaria nel settore. La Ducati è sempre stata un’azienda sindacalizzata con una ricca contrattazione aziendale e consolidate relazioni sindacali;  oggi in Ducati Motor su 1200 lavoratori a tempo indeterminato il tasso di sindacalizzazione si attesta tra il 30% e il 40% e va inoltre considerato che la metà dei lavoratori sono white collar e che, nonostante il lavoro che la Fiom di Bologna e le delegate e i delegati della Fiom hanno svolto negli ultimi anni, la maggior parte degli iscritti si concentra tra gli operai.

Immagine da Wikimedia.


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