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Il nuovo codice etico del M5S

Il nuovo codice etico del M5S

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Matteo Pucciarelli su la Repubblica critica il nuovo codice etico del Movimento 5 Stelle (ripreso su Affari Italiani).

Il presidente diventa “presidentissimo”, non è un tema all’ordine del giorno ma se pure lo fosse: con gli aggiustamenti al Codice etico votato online dagli iscritti il M5S si conferma partito non scalabile, pienamente nelle mani di Giuseppe Conte.

Excusatio non petita, nel presentare le modifiche agli attivisti lo stesso ex presidente del Consiglio scrive: “Non sono stati introdotti nuovi poteri in capo al presidente. L’organo apicale di indirizzo politico e rappresentanza legale era il “capo politico”. Successivamente quest’organo è stato modificato in “Comitato direttivo”.

Con l’ultima modifica statutaria quest’organo è identificato con la figura del “presidente”. Il nuovo Codice etico non fa altro che sostituire le parole “Comitato direttivo” con “presidente”, senza intervenire a variare le facoltà e i poteri spettanti a quest’organo apicale”. […] Il Movimento fa un passo in più verso l’assimilazione definitiva al classico modello partito.

Ed è una scelta vidimata dal Comitato di garanzia “a maggioranza”, quindi non all’unanimità. Ne fanno parte tre persone: Roberto Fico, Virginia Raggi, Laura Bottici. Il voto contrario – si racconta – è stato quello della ex sindaca di Roma, ormai in rotta col resto del partito. Curiosamente sia Fico che Bottici sono in parte coinvolti dalle faccende relative al trattamento economico.

Nel codice infatti si scrive che i tfr e le indennità di funzione degli eletti si potranno tenere in parte, una cifra la cui definizione viene rimandata ad un altro regolamento ancora. Tra la liquidazione di due legislature e l’indennità di carica (prima non la si poteva tenere) che si può richiedere retroattivamente, per entrambi sono in ballo decine di migliaia di euro.

Ai tempi di Casaleggio, prima Gianroberto e poi Davide, c’era il sito per le rendicontazioni. Ogni eletto era tenuto a elencare le spese sostenute per la propria attività, i famosi scontrini e bonifici sui quali qualcuno arrivò a barare. Quell’epoca è chiusa definitivamente. Sparisce anche la sanzione a carico degli eletti espulsi dal Movimento 5 Stelle o comunque fuoriusciti. […]

[…]. Per l’oggi si ipotizza di restituire semplicemente 2 mila euro al mese (da versare al partito) e altri 500 al fondo per la beneficenza, quando finora la proporzione era contraria. Il motivo è semplice: il Movimento (come ogni partito) ha dei costi di gestione non da poco, serve quindi il finanziamento degli eletti oltre alla quota del 2 per mille per pagare affitti, stipendi, campagne elettorali. È l’età adulta dei 5 Stelle, quella della consapevolezza.


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