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Il ragazzo con la pietra

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A cura di @NedCuttle21(Ulm),

In un lungo articolo pubblicato su Internazionale nel luglio del 1999 e comparso qualche mese prima sul Washington Post, la giornalista e scrittrice australiana Geraldine Brooks ripercorre la vita di un giovane palestinese, Raed: da rabbioso adolescente che nel corso della prima intifada, esplosa nel dicembre del 1987, lanciava pietre contro le auto israeliane in Cisgiordania, a giovane, disilluso laureato presso l’Università di Betlemme. Il pezzo descrive la triste realtà di una regione del Medio Oriente dove la durezza di Israele, il fanatismo di Hamas e le forti differenze di classe si ripercuotono drammaticamente, sostiene l’autrice, sulla gente più povera.

La prima volta che l’ho visto mi è apparso come un guizzo rosso nello specchietto retrovisore della macchina. Stavo girando da sola per la Cisgiordania sotto una pioggia gelida e fitta, quando un blocco di cemento si è infranto contro il mio parabrezza. L’auto ha zigzagato sulla strada sdrucciolevole, fermandosi infine a pochi passi dal tronco di un robusto cedro. È stato allora che ho intravisto Raed: un ragazzo esile con una pietra in mano, che stava con un gruppo di giovani all’ingresso di un campo profughi palestinese. Aveva il viso coperto da una kefiyah a quadri rossi; si vedevano solo gli occhi.

I ragazzi si sono dispersi come uccelli spaventati quando sono saltata giù dalla macchina. “Aspettate!”, ho gridato in arabo. “Sono una giornalista, voglio parlarvi”.

Immagine da Wikimedia.


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