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Somaliland e Kurdistan: due «quasi paesi» a confronto

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Michael Rubin su AEI confronta l’evoluzione che ha avuto il Kurdistan iracheno dopo l’invasione del 2003 e la storia del Somaliland.

Kurdistan e Somaliland condividono un passato recente tragico: entrambi sono state vittima dei calcoli politici e militari durante la guerra fredda (dove le grandi potenze hanno ignorato le atrocità commesse a danno della popolazione dei due stati per non perdere l’appoggio del dittatore di turno); entrambi hanno visto una rivoluzione nel 1991; entrambi hanno subito un doppio genere di sanzioni, quelle nazionali al governo centrale (Somalia e Iraq) e quelle del governo centrale verso gli stati separatisti (Armin Rosen su Tablet Magazine fa un servizio sulla vita politica nel «quasi paese» del Somaliland).

Il parallelo però termina qui. Rubin spiega:

Il Somaliland, anche se non riconosciuto, è una democrazia. La mancanza di rapresentanza internazionale porta con sé vari ostacoli economici, eppure il suo settore privato prospera. In confronto, il Kurdistan iracheno è ora la regione meno democratica dell’Iraq. Mentre i somalilandesi hanno scelto cinque presidenti dal 1993, il Kurdistan iracheno ha avuto un solo presidente. Il mandato di Masoud Barzani può essere scaduto, ma conserva ancora i suoi palazzi, il suo staff e il controllo sulle finanze regionali.

In un articolo successivo Rubin illustra i motivi di queste differenze: in primis la qualità del settore pubblico, soprattutto l’attenzione al contenimento della corruttela (nel 2019 per esempio il presidente Muse Bihi Abdi “licenziò” due ministri dopo un indagine di corruzione); la generale trasparenza nella rendicontazione delle spese; ultimo ma non meno inportante il processo democratico, dove il potere è davvero contendibile.
Paradossalmente il «vantaggio» del Kurdistan (le risorse petrolifere scoperte nel 2003) non ha aiutato, ma anzi peggiorato la prospettiva su questi temi (trasparenza, lotta alla corruzione, processo democratico).


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