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Il Trofeo del Doge ci racconta l’identità di Venezia

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Gianluca Cedolin su L’Ultimo Uomo scrive del Trofeo del Doge, torneo calcistico nato nel 2021 tra i sestieri e le isole di Venezia

Dopo l’edizione pilota dell’estate 2021, con sei squadre protagoniste, quest’anno il Trofeo del Doge si è allargato fin quasi agli estremi della laguna, includendo le selezioni delle isole Burano e Pellestrina, rispettivamente 3 e 5mila abitanti circa, ma entrambe con una tradizione calcistica di ottimo livello. Oltre a loro, c’erano due squadre del Lido di Venezia (Lido San Nicolò e Lido Metamauco) e quattro del Centro storico: Castello, Cannaregio, Dorsoduro-Giudecca e infine la Santa Alleanza, che riunisce sotto un unico stemma i sestieri più centrali, e quindi meno abitati, di Venezia (San Marco, San Polo e Santa Croce e l’isola di Murano).

Pur essendo un luogo conosciuto in tutto il mondo, molto letterario, sede di eventi internazionali come la Biennale d’Arte e d’Architettura o la Mostra del Cinema, nei suoi residenti Venezia mantiene molto la dimensione popolare e rimane una città di campanili, dove sfidarsi a calcio per la supremazia del proprio sestiere è una cosa molto seria.

A Venezia e nei veneziani convivono da sempre un po’ a fatica queste due anime, quella conservatrice, ancorata a una età dell’oro un po’ idealizzata, e quella più aperta al cambiamento. Il Trofeo del Doge invece combina tradizione e innovazione, dialetto veneziano e comunicazione social moderna, veterani del calcio locale e giovani talenti, le divise piegate sulle panchine, prima del match, come negli spogliatoi di Serie A e la maglia persa in canale perché «stavo correndo col barchino per arrivare in tempo alla partita» (è successo anche questo).

Su Youtube è stato aperto anche un canale nel quale vengono riproposte le sintesi delle partite della competizione.

 


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