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Ilva, la Taranto a Cinque stelle che sogna la decrescita felice

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Su suggerimento di @Tony Cool.

L’inviato del Sole 24 Ore Francesco Prisco è andato a Taranto, per capire cosa significa per la questione Ilva il successo in quel collegio del Movimento 5 Stelle, che tempo invoca la chiusura dello stabilimento per questioni di salute dei cittadini e tutela ambientale. In particolare Prisco ha condotto alcune interviste per sapere quali sono i piani per il futuro occupazionale di un territorio la cui economia dipende ancora molto dalla famosa acciaieria, rilevando una certa confusione all’incrocio tra teorie keynesiane, decrescita felice e strategie per il rilancio del turismo:

«O l’acciaio o la vita: devi scegliere», ha scritto qualcuno sulle mura della chiesa di San Francesco De Geronimo, alle porte del quartiere Tamburi, quello immediatamente a ridosso dell’acciaieria, più soggetto ai venti che ne trascinano le polveri. Da qui, sei anni fa, è partita la famosa rivoluzione con l’Apecar, quel movimento Liberi e pensanti che vuole l’Ilva chiusa senza se e senza ma. Un vero e proprio laboratorio per l’M5S, prima ancora dell’affermazione alle politiche del 2013, quando un Paese distratto all’improvviso si accorse che sullo scacchiere politico nazionale c’erano anche i grillini.

Immagine da Flickr.


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