Un articolo di Lucia Valente su La Voce parla di come l’intelligenza artificiale potrebbe cambiare radicalmente le politiche attive del lavoro in Italia.
La creazione di una piattaforma nazionale unica (che attinge automaticamente anche dagli annunci di lavoro pubblicati su tutti i siti) consentirebbe il superamento degli inefficienti centri per l’impiego.
Qualcosa si muove nel panorama asfittico delle politiche attive del lavoro italiano. Dopo l’abolizione dell’Agenzia nazionale sulle politiche attive (Anpal) e la creazione di un sistema informativo unico, realizzato dall’Inps, che per la prima volta mette in comunicazione le politiche attive e le politiche passive del lavoro (Siisl), il governo si preoccupa di ammodernare finalmente i servizi per il lavoro. E lo fa con una norma del “decreto coesione” (Dl n. 60 del 7 maggio 2024, articolo 26) che, se non verrà stravolta dagli apparati amministrativi con le indicazioni di dettaglio e l’alibi della privacy, può segnare l’inizio della fine dei centri per l’impiego regionali così come li abbiamo conosciuti finora, ridotti oggi a meri passacarte nella maggior parte delle regioni italiane, soprattutto quelle del Mezzogiorno, e della formazione professionale inutile e autoreferenziale.
Inoltre l’intelligenza artificiale consentirebbe di confrontare i curricula con le posizioni aperte situate ad una distanza ragionevole dal luogo di residenza del percettore di sussidi, segnalando automaticamente se vi sono lavori congrui con il profilo e se ciononostante il disoccupato li ha rifiutati (cosa che non veniva quasi mai fatta dai centri per l’impiego).
Il sistema automatizzato consentirebbe anche di valutare in modo oggettivo l’efficacia dei corsi di formazione per disoccupati.
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